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C’è la crisi: aree edificabili non rivalutate per l’Imu

La Giunta conferma i valori del 2010 e prevede riduzioni per i nuovi terreni inseriti

Non aumentano i valori minimi delle aree edificabili su cui calcolare l’Imu. La Giunta comunale nei giorni scorsi ha confermato i dati contenuti nella delibera del luglio 2010. Se l’Imu è versata sulla base di questi, il Comune non procederà ad alcun accertamento tributario. «Abbiamo ritenuto di non rivalutare i valori», sottolinea il sindaco Bruna Sibille, «perché il mercato immobiliare, in seguito alla crisi del settore, registra una notevole diminuzione degli scambi e una forte riduzione della domanda proprio per le aree edificabili e in particolare quelle a destinazione produttiva, commerciale e terziaria».

Per le aree destinate a insediamenti produttivi contenute nel progetto definitivo del nuovo Piano regolatore il valore previsto è di 51,50 euro al metro quadro, mentre viene confermato il valore di 60 euro al metro quadro per le aree a destinazione produttiva preesistenti. Per le aree destinate a insediamenti commerciali e terziari contenute nel nuovo Prg il valore è di 67 euro al metro quadro, confermando 85 euro a metro quadro per le aree a destinazione commerciale o terziaria preesistenti. Per le aree destinate a servizi il valore viene stabilito in 15 euro a metro quadro per le aree perequate con indice 0,05 e in 30 euro per le aree perequate con indice 0,10.

Esistono poi dei coefficienti di riduzione per casi particolari, come il 30 per cento per aree soggette a Pec e il 15 per cento per lotti singoli particolarmente penalizzati per esposizione o per lotti singoli particolarmente penalizzati per posizione o forma. Intanto la questione Imu e i meccanismi bizantini per il suo calcolo sono oggetto di nuove polemiche.
Nei giorni scorsi il sindaco Bruna Sibille ha replicato al Difensore civico del Piemonte che aveva invitato i sindaci piemontesi a «valutare attentamente la necessità di semplificare, razionalizzare e rendere meno onerosa per i cittadini la riscossione della nuova imposta Imu».

«Il decreto di delega fiscale è stato licenziato dal Parlamento solo il 5 maggio», sottolinea il primo cittadino. «A partire da quella data le amministrazioni comunali avrebbero avuto la possibilità di disporre delle basi di dati certe per il calcolo, quanto meno dell’acconto di giugno, visto che il saldo di dicembre dovrà scontare una valutazione che il Governo farà in settembre per la conferma delle aliquote. Si tratta di un tempo del tutto insufficiente per noi così come per i concessionari di riscossione per effettuare qualsiasi genere di comunicazione personalizzata a mezzo posta dell’importo da versare».

Sulla difficoltà di calcolo e compilazione dei modelli, Bruna Sibille aggiunge: «Ciò discende unicamente dalla normativa nazionale, non certo dalle norme di dettaglio di un’imposta che è tutto fuorché “municipale propria”, visto che, peraltro e a differenza di quanto accadeva per l’Ici, il gettito sarà diviso tra Comuni e Stato centrale».

d.l.

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