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Il ritorno dei rondoni pallidi

Montaggio del geolocator sul dorso di un rondone
Montaggio del geolocator sul dorso di un rondone

I frequentatori serali di piazza Sant’Agostino a Carmagnola avranno notato strani personaggi che dotati di binocolo e retino si affacciano da palazzo Lomellini, o da un vicino solaio che si affaccia dalla parte opposta di via Pertusio Lomellini, concentrati a osservare e catturare i rondoni che si inseguono nei loro “caroselli” serali. Nulla di che preoccuparsi. Non sono bracconieri di rondini. Si tratta del direttore del Museo di storia naturale di Carmagnola, Giovanni Boano, noto ornitologo, e di studentesse universitarie che svolgono tesi in scienze naturali, Alessia Lantieri e Erika Tomassetto.

È in atto una importante ricerca internazionale su questi migratori. Quest’autunno alcuni esemplari erano stati muniti di piccoli strumenti del peso di 0,5 grammi detti “geolocator” forniti al Museo di Carmagnola dalla Stazione ornitologica svizzera. Questi strumenti consentono, una volta recuperati, di ricostruire gli spostamenti degli animali. Si sa che i rondoni passano l’inverno in Africa, ma poiché sino ad oggi non si è avuta nessuna ricattura di uccelli inanellati, si sa  nulla della zona in cui essi passano la cattiva stagione né delle rotte seguite, né della durata della migrazione.

Montaggio del geolocator sul dorso di un rondone
Montaggio del geolocator sul dorso di un rondone

Uno dei problemi che hanno dovuto effettuare i ricercatori è stato fissare i piccoli sensori sul dorso dell’animale con uno “zainetto” fatto con un filo resistente e posizionato in modo da non impedire i movimenti ai pennuti, che passano la loro vita volando. Alla modifica dello zainetto, studiato in un primo momento per altre specie di uccelli, ha collaborato Filippo Mastropasqua, che da tempo presta la sua attività al Museo nell’ambito di cantieri di lavoro finanziati dal Comune di Carmagnola. Ora l’impegno del gruppo  di lavoro è stato premiato dal recupero di due zainetti con il loro preziosissimo contenuto di informazioni. Un altro rondone, ricatturato dal collega ornitologo svizzero Roberto Lardelli, aveva invece perduto lo zainetto. Per il momento si continua la ricerca nella speranza di recuperare ulteriori sensori e alla fine dell’estate si potrà passerà all’analisi dei dati, anche se la curiosità è molto elevata e tutti i partecipanti vorrebbero subito conoscere i risultati.

La colonia di rondoni di piazza Sant’Agostino è nota nella letteratura ornitologica mondiale, essendo formata da una specie leggermente differente dal rondone comune, il rondone pallido, che ha una distribuzione più meridionale e raggiunge nelle nostre regioni il limite settentrionale delle sue zone di nidificazione. Proprio per questo in passato, durante le operazioni di restauro di palazzo Lomellini, Boano aveva curato la salvaguardia delle buche pontaie dove nidificano ben un centinaio di coppie. I lavori di ristrutturazione dei vecchi palazzi, se fatti senza questo accorgimento, possono purtroppo eliminare intere colonie perché al loro ritorno dalla migrazione gli uccelli, molto fedeli ai loro nidi, non li ritrovano più.

Maresita Brandino

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