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SALASSO in CASA di riposo

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LA SCURE DELL’ASL CN2. Un’altra “tegola” si è abbattuta sulle strutture socio-sanitarie accreditate con l’Asl Cn2. L’Azienda sanitaria di Alba e Bra ha prima approvato e poi sospeso per il 2012 e il 2013 l’adeguamento al tasso d’inflazione programmata dell’1,5% delle rette in convenzione. La tariffa giornaliera resta di 78,16 euro per la “media intensità” e di 97,44 euro per l’“alta intensità” fino a dicembre 2013

SOCIO-ASSISTENZA Lontane dai principali ospedali piemontesi, le residenze per anziani della Valle Bormida rappresentano un presidio sanitario irrinunciabile. Lo sanno bene le decine di famiglie valbormidesi che si rivolgono a queste strutture per garantire ai loro cari in là con l’età un’adeguata assistenza socio-sanitaria. Nell’area che da Cortemilia, passando per Cerretto Langhe, va a Monesiglio, le strutture per anziani sono sei e i problemi pressoché gli stessi. Alla crescita dei costi di gestione a carico dei gestori per fornire un servizio a 360 gradi, è corrisposto un aumento delle rette pagate dagli ospiti o dai loro familiari. Nel caso di persone non autosufficienti, un mese in casa di riposo costa mediamente 2 mila euro, cifra che non tutti, a prescindere dalla crisi finanziaria, sono in grado di pagare. In questo senso, un aiuto alle famiglie arriva dalla Regione e dall’Asl che, mediante convenzioni, riconoscono all’anziano curato in casa di riposo uno sconto di circa il 50% sulla retta mensile.

Negli ultimi tempi, però, le pratiche per ottenere la convenzione sono state praticamente “congelate”, con la conseguenza che molti anziani, spesso indigenti, faticano a trovare le risorse per far fronte alla retta. Gli over 65 non autosufficienti residenti in strutture possono richiedere, mediante il medico curante, di essere convenzionati. In questo caso, interviene l’Unità valutativa geriatrica dell’Asl, che valuta l’anziano sia dal punto di vista sanitario che sociale. Al termine, l’ospite della casa di riposo riceve un punteggio che certifica il grado di non autosufficienza e che, in caso di convenzione, stabilisce a quanto dovrà ammontare l’aiuto economico a carico degli enti pubblici. Grazie alle convenzioni con la Regione, l’Asl si fa carico della quota sanitaria della retta, pagando 39,08 euro al giorno nei casi di “media intensità” e 52,62 in quelli ad “alta intensità”. Come dicevamo, il problema comune a quasi tutte le strutture della Valle Bormida – e al Piemonte, come si evince dalla nostra inchiesta – è che gli inserimenti in convenzione sono stati bloccati.

«Il calo di inserimenti di non autosufficienti in convenzione si è notato anche dalle nostre parti», ha spiegato Loredana Quazzo, direttrice delle case di riposo cortemiliesi, gestite dalla cooperativa Opera, San Pantaleo e Villa Monsignor Sampò, aggiungendo: «In alcuni casi, oltre all’aiuto di Regione e Asl, intervenivano anche i consorzi socio-assistenziali e la Comunità montana, ma anche queste risorse integrative, a causa dei tagli, si sono ridotte. Molte famiglie, non potendo ottenere la convenzione e, di conseguenza, non potendo permettersi la casa di riposo, cercano di curare il proprio familiare a casa con l’aiuto di badanti. Questa soluzione, tuttavia, per le condizioni dell’anziano, non sempre è praticabile e sostenibile».

La stessa criticità è stata evidenziata dall’Ipab-casa di riposo Santo Spirito di Cortemilia. Alla Pineta di Cerretto Langhe la responsabile Sara Brezzo, pur sottolineando come quest’anno nessun ospite sia stato inserito in convenzione, spiega che la struttura non ha posti scoperti. Diverso il caso del Quisisana di Torre Bormida, dove, al momento, vengono ospitati solo anziani autosufficienti e semi-autosufficienti, ai quali non è consentito richiedere l’inserimento in convenzione per ottenere lo sconto sulla retta mensile, peraltro più bassa rispetto a quella prevista per i non autosufficienti. Se continueranno a mancare le risorse pubbliche da destinare alle convenzioni, la Regione e l’Asl potrebbero decidere di abbassare il costo mensile delle rette in modo da ridurre la propria quota di compartecipazione, ma ciò potrebbe impoverire la qualità del servizio.

Enrico Fonte

«In Piemonte uno dei servizi migliori»

Il direttore generale dell’Asl Cn2 Alba-Bra Giovanni Monchiero parla di non autosufficienza

COLLOQUIO Parliamo con Giovanni Monchiero, direttore generale dell’Asl Cn2. Il dramma degli anziani non autosufficienti merita attenzione. Da dove originano le responsabilità, e cosa si prospetta per il futuro?

Liste d’attesa, famiglie in ginocchio perché costrette a farsi carico dei non autosufficienti da sole, servizi stressati dall’incremento della complessità della patologia. Come si sta comportando la nostra Asl, Monchiero? «La situazione non è facile, ma vorrei ricordare che la nostra Asl è una delle poche in Piemonte ad aver rispettato le indicazioni regionali sulla tutela dei non autosufficienti. Tradotto: abbiamo erogato i contributi al 2 per cento della popolazione ultrasessantacinquenne. È vero che da questa piccola fetta molti vengono esclusi. Eppure, non possiamo che lavorare con quello che abbiamo».

In pratica, o dall’alto arrivano più soldi o la situazione è destinata alla stagnazione. «Il momento di crisi economica che stiamo vivendo non è consolante. È difficile che nei prossimi tempi le risorse incrementino. Già quest’anno la nostra Asl ha subìto una piccola contrazione nei finanziamenti generali, passando da 243 a 240 milioni. Sul fronte della non autosufficienza siamo comunque riusciti a garantire le stesse prestazioni dell’anno scorso. Anzi, nel 2011 abbiamo incrementato il finanziamento dell’1 per cento».

Come stabilite chi ha diritto e chi non ha diritto alle agevolazioni che, ricordiamolo, coprono il 50 per cento dei costi d’inserimento in una casa di riposo? «Esiste un’apposita commissione, presieduta dal nostro geriatra e composta da medici, assistenti sociali, operatori vari. L’anziano presenta richiesta presso i nostri uffici o presso i servizi sociali. Poi, la commissione effettua una visita domiciliare e, sulla base della gravità della patologia e del reddito del richiedente (i due parametri hanno pari importanza) stila una graduatoria nella quale il candidato può o meno rientrare».

Ma la graduatoria, a quanto pare, esclude parecchie persone… «Il problema è a monte ed è di ordine economico. Quando finiscono i soldi, chi ha avuto punteggi inferiori non può beneficiare dell’agevolazione. Ma non dimentichiamo che il Piemonte, sul fronte della non autosufficienza, può vantare uno dei migliori servizi d’Italia. Abbiamo un gran numero di strutture operative e di posti disponibili. Per quanto riguarda il futuro, è presto per parlare: staremo a vedere che cosa accadrà nei prossimi mesi».

m.v.

IL CASO Casa amica rischia di non sopravvivere

Anni di studi, lavoro, impegno da parte delle Amministrazioni di Piobesi e dei molti volontari, due milioni di euro investiti da Regione, dal Comune e dalla fondazione Crc per fare di Casa amica una struttura all’avanguardia nel campo dell’assistenza ai disabili. Ma i soldi, da soli, spesso non bastano, servono passione, coraggio e una buona dose di incoscienza per realizzare un sogno nato sulle ceneri di una struttura con alle spalle quasi 200 anni di storia (costruita nel 1814 come ritiro delle “povere figlie”) che fino al 2003 sembrava destinata a un lento degrado. Servono uomini come l’ingegner Mario Rinarelli, piobesino d’adozione, che a Casa amica ha dedicato gli ultimi anni della vita e che ha aperto le porte a Gazzetta per mostrare, con orgoglio, i tre piani dell’edificio. Il Presidente, come tutti lo chiamano, è un personaggio dall’entusiasmo contagioso, che si emoziona raccontando gli aneddoti legati a ognuna delle molte stanze, dall’attrezzatissima palestra, alla cucina, alle sale svago.

Casa amica, insomma, ha tutto per essere considerata un fiore all’occhiello della sanità piemontese. Tutto, tranne gli ospiti: «A 18 mesi dall’inaugurazione, avvenuta nel dicembre 2010, questa struttura, che può accogliere 20 pazienti, ne ospita solo 4», spiega Rinarelli iniziando a raccontare un’altra storia. «L’Ente morale che, per la costruzione, ha contratto un mutuo quindicennale di 750 mila euro, non può sopravvivere a queste condizioni», continua il Presidente: «È un peccato che tante risorse impegnate vengano sottoutilizzate».

Succede anche questo nel Piemonte della crisi e della troppa burocrazia: «Oltre 10 disabili della zona di competenza dell’Asl Cn 2 sono ospitati in strutture fuori area», aggiunge Rinarelli. Può accadere che un disabile roerino o langarolo venga ospitato in una struttura torinese o alessandrina, mentre Casa amica rischia di morire per scarsa attenzione delle istituzioni regionali che l’hanno voluta e poi quasi abbandonata. Il fatto che l’Asl non rilasci da tempo convenzioni non fa altro che aggravare una situazione già drammatica.

Lanciare accuse, però, non è il mestiere dell’ingegnere che ha a cuore solamente le sorti della struttura, tanto che – in concerto con la cooperativa sociale Chronos, cui è stata affidata la gestione dell’Ente – ha ottenuto di poter ospitare 10 rifugiati politici provenienti dalla comunità di padre Loi di Falchera a Torino. «Da un mese, al piano terra, ospitiamo 9 senegalesi e un mauritano», conclude il Presidente. «Si tratta di una soluzione momentanea, l’auspicio è che a breve Casa amica possa accogliere altri disabili, oltre ai 4 già presenti, per continuare a vivere per lo scopo per il quale è nata».

Marcello Pasquero

Foto Corbis

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