Ultime notizie

Alba lancia l’sos per salvare il tribunale

GIUSTIZIA Doveva essere un Consiglio comunale congiunto per salvare il tribunale. E infatti le massime assemblee di Alba e Bra hanno approvato una mozione unitaria che invita il ministro Paola Severino a depennare il tribunale albese dalla lista dei 37 palazzi di giustizia destinati alla chiusura. Ma quello celebrato lunedì 16 negli uffici giudiziari di piazza Medford è stato una sorta di processo alla politica cuneese, rea secondo il comune sentire di non essere riuscita a evitare questa difficile situazione.

Andiamo con ordine. La premessa è nota: il tribunale di Alba merita di essere salvato dal taglio draconiano del Governo (che nella Granda sopprimerà 3 dei 4 tribunali esistenti) per ragioni oggettive. Ampiezza del territorio, numero di abitanti, importanza, volumi di cause trattate e ricchezza del territorio sono gli elementi a supporto di questa scelta. Ma perché questi dati non sono stati adeguatamente portati all’attenzione del Ministro della giustizia?

«Noi ci siamo mossi in fretta», ha spiegato il sindaco di Alba Maurizio Marello, «ma non siamo riusciti a far digerire agli altri la superiorità oggettiva del tribunale di Alba». La colpa di questa situazione è da imputarsi, per il senatore Tomaso Zanoletti, alla crisi della politica: «Ciascuno è andato per proprio conto, cercando di salvare il proprio campanile».

«Abbiamo pensato che si potesse raggiungere una soluzione di compromesso, presentando a Roma un’ipotesi condivisa di fusione tra i tribunali di Alba e Mondovì, che potesse avere qualche probabilità di successo, ma così non è stato», ha sostenuto il vicepresidente della Provincia Beppe Rossetto, il quale ha spiegato come il progetto di dare vita a un nuovo palazzo di giustizia che unisse le due città, a lungo ventilato nelle scorse settimane, fosse definitivamente tramontato alla luce delle richieste eccessive della parte monregalese. In sostanza Mondovì, pur essendo un palazzo di giustizia più piccolo, ha chiesto sia la presidenza del tribunale sia la sede della Procura, oltre a maggiori risorse di personale.

E proprio contro l’onorevole Enrico Costa (Pdl), relatore del provvedimento nella Commissione giustizia della Camera e politico di riferimento del monregalese, che si sono rivolti gli strali di molti presenti all’assemblea. «Abbiamo già pagato un tributo fin troppo ampio nei confronti di una certa famiglia monregalese», ha detto il presidente dell’Ordine degli avvocati Giancarlo Bongioanni riferendosi agli euro pubblici spesi per l’ospedale di Mondovì.

Ancor più feroci le critiche espresse dal sindaco di Bra Bruna Sibille: «Basta con i politici che prendono i voti in tutta la provincia e poi difendono solo il loro orticello».
«Se il Governo salverà Mondovì e non Alba», ha chiuso il senatore Zanoletti, «da parte mia verrebbe meno la fiducia nei suoi confronti, così come verso il mio partito».

Ma, al di là delle responsabilità politiche, il problema più urgente è di individuare una linea d’azione che abbia ancora qualche possibilità di riuscita, visti i tempi ristrettissimi. In proposito, sia Rossetto in nome della Provincia, sia l’assessore Alberto Cirio per la Regione hanno preannunciato come gli enti da loro rappresentati si accingano a prendere una posizione chiara sull’argomento, adottando un documento nel quale si invita il Governo a salvaguardare due tribunali in provincia di Cuneo. Uno dei quali, per ragioni di numeri, dovrebbe essere Alba. La speranza è che non sia troppo tardi.

Roberto Buffa

CIRIO: «BISOGNAVA PENSARCI PRIMA»

Salvare il Tribunale di Alba è diventata ormai una corsa contro il tempo visto che il decreto approvato dal Governo passerà all’esame della Commissione giustizia della Camera entro luglio e verrà ufficialmente adottato entro la metà di settembre. Il problema, come ha sottolineato l’assessore regionale Alberto Cirio, è che si sarebbe dovuti intervenire un anno fa, quando il Parlamento votò la legge delega.
«Solo quando si fissano le regole si può veramente fare qualcosa. Oggi, invece, Alba non risponde ai parametri fissati per il mantenimento dei tribunali. A Sud lo hanno capito subito e in sede di discussione della legge hanno inserito gli emendamenti necessari a salvare i loro palazzi di giustizia», ha detto Cirio.

Il riferimento è alla cosiddetta “regola del tre”, ovvero quella norma inserita in sede di discussione della legge che prevede la salvaguardia di tre tribunali per ogni Distretto di Corte d’Appello, che salvaguarda i palazzi di giustizia delle regioni che vantano più distretti. È il caso della Sicilia, ad esempio, con ben quattro Distretti di Corte d’Appello contro l’unico di Piemonte e Valle d’Aosta unite.

«Noi invece», ha concluso Cirio, «abbiamo pensato con un po’ di presunzione che non ci avrebbero potuto toccare, che al massimo Ferrero avrebbe fatto una telefonata e sistemato tutto. Ma con questo Governo non funziona. Noi facciamo fatica anche solo a parlare con i componenti dell’Esecutivo».

ro.bu.

IL PIANO B,  PRENDERE TEMPO

Salvare tout court il palazzo di giustizia di piazza Medford rimane la soluzione privilegiata. Nella seduta congiunta del Consiglio comunale di Alba e Bra di lunedì 16 luglio è però emerso anche una sorta di “piano B”. Ovvero prendere tempo, nella speranza che in un prossimo futuro le cose si possano cambiare. Tutto nasce dalla norma inserita nel decreto legislativo di riforma secondo cui un tribunale avrà 5 anni di tempo per chiudere i battenti, prorogabili a 10. Questo per consentire ai tribunali superstiti di ampliare le proprie sedi e accogliere il nuovo personale. Se però il palazzo di giustizia che ne assorbe altri vanta già spazi sufficiente a ospitare il nuovo personale i tempi del passaggio si accorciano molto, scendendo a soli 18 mesi.

Ed è proprio in questa situazione che si trova il Tribunale di Alba, visto che nei mesi scorsi il precedente sindaco di Asti Giorgio Galvagno aveva ufficialmente espresso la disponibilità di spazi del palazzo di giustizia astigiano. Ecco quindi che per ottenere una boccata d’ossigeno è nata l’idea di fare pressioni sul nuovo primo cittadino – Fabrizio Brignolo, vincitore delle elezioni a maggio –, affinché questi ritiri l’offerta fatta dal suo predecessore e dia agli albesi cinque anni di tempo. Anni che d’altro canto sono destinati a portare altri sconvolgimenti, se si pensa che la stessa Provincia di Asti è in predicato di scomparire a vantaggio di quella di Alessandria.

ro.bu.

Banner Gazzetta d'Alba