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Giovani in tempo di crisi

Uno degli effetti del periodo recessionale, dal punto di vista emotivo e pratico, è la solitudine. Fino a ieri le nuove generazioni davano per scontato che le strutture sociali fossero solide, capaci di accompagnare nel percorso professionale e personale. L’impalcatura è invece venuta a mancare: i giovani si ritrovano costretti a rivedere il modo di abitare il mondo.

Secondo le stime pubblicate da Istat (Istituto nazionale di statistica) la scorsa settimana, il tasso di disoccupazione generale si è attestato al 10,1 per cento, contro il 10,2 di aprile e in aumento di 1,9 punti rispetto allo stesso mese del 2011. Un lieve miglioramento, subito controbilanciato dal dramma giovanile: tra i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 24 anni, il tasso di disoccupazione raggiunge il 36,2 per cento, in aumento di 0,9 punti rispetto ad aprile. Significa che più di un giovane su tre non ha impiego. È il dato più alto dal 1992.

La verità è che la ricerca “passiva” del lavoro – invio di curricula, colloqui, stage o tirocini – si rivela improduttiva. La scena è dominata da contratti precari o sottopagati, da carenza di posti e dalla scarsa voglia di rischiare delle aziende. La mutevolezza del contesto costringe l’individuo a “inventare” attività personalizzate. Una sfida inedita. Confindustria Cuneo il 12 luglio organizzerà a Monforte Back to future, incontro di giovani imprenditori che hanno saputo mettersi in gioco, escogitare maniere alternative di sopravvivenza.

Abbiamo incontrato l’organizzatore del convegno, Simone Ghiazza, presidente del Gruppo giovani di Confindustria: ha 31 anni ed è proprietario della Sgm, un’azienda di Mondovì. Ci ha spiegato Ghiazza: «La mia è un’azienda familiare, che lavora sul territorio. Stiamo andando bene, abbiamo un bacino d’utenza molto differenziato. Ma, per capire come vivere il presente e prepararci al futuro, durante il convegno parleremo di cuneesi che si sono affermati all’estero, di cuneesi che hanno deciso di rientrare, di stranieri che sono venuti a fare impresa nella nostra provincia».
Intanto, nel 2011 sono stati 27.616 i giovani, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, che hanno lasciato il Paese, 2.200 solo in Piemonte: una scelta che ha fatto perdere al Pil nazionale circa 1 miliardo di euro in un anno. «La Regione», ha annunciato l’assessore al lavoro Claudia Porchietto, «ha messo a punto una serie di misure per contrastare la fuga di talenti italiani all’estero. Il valore dell’investimento si aggira, in questa prima fase, a circa 1 milione di euro. Con queste risorse potremo supportare tra i 100 e i 150 ragazzi in esperienze formative e di lavoro all’interno di imprese o università estere, con l’unica condizione della obbligatorietà del ritorno in patria».

In Italia, dal 2001 al 2010 l’incidenza dei laureati sul totale degli espatri è raddoppiata dall’8,3 al 15,9 per cento. In effetti, il clima di “terrorismo psicologico” a livello mediatico, l’effettiva mancanza di opportunità e la lontananza della politica rendono la percezione di solitudine sempre più forte, costringendo a recidere il cordone ombelicale, per cercare in un “altrove” la terra necessaria a coltivare i propri semi.

Matteo Viberti

I dati del Ctp di Alba-Bra sono allarmanti: 9.914 disoccupati
Il quadro dipinto dai dati albesi e cuneesi è preoccupante. Secondo le ultime statistiche che ci ha fornito il Centro per l’impiego (Cpi) di Alba-Bra, nel bacino i disoccupati ammontano a 9.914 al 30 giugno di quest’anno. Per usare un’immagine, significa che un terzo della città è senza occupazione nonostante la desideri. Sebbene l’area che fa capo al Cpi sia più ampio rispetto al perimetro urbano, il dato è impressionante, considerando che al 31 dicembre 2011 i disoccupati raggiungevano a malapena quota 6.900. Sono dunque aumentati in sei mesi di tremila: quasi 17 nuovi “fantasmi del lavoro” al giorno. Tra questi, i ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni se la passano male: sono 1.531 i disoccupati (861 femmine e 830 maschi), contro i 952 del semestre precedente. Sul totale di chi non lavora, sono 4.552 gli iscritti alle liste di mobilità, ovvero ai percorsi di ricollocamento e riqualificazione previsti dal Cpi di Alba-Bra. Il bacino di chi perde il lavoro dopo i 50 anni non è affatto trascurabile: nei primi sei mesi dell’anno i disoccupati senior ammontavano a 2.665.
Resta da rilevare come l’andamento occupazionale non risulti lineare o progressivamente discendente. I dati dell’ultimo semestre 2011, ad esempio, erano migliorativi rispetto al 2010. Quindi si assiste a una linea oscillante, condizionata dai mercati internazionali, dalle scelte politiche nazionali ed europee, dalle coincidenze e dalle congiunture locali. È però indiscutibile che nell’albese e nella Granda la crisi occupazionale si sia verificata nel 2012. Ad esempio, al Ctp di Cuneo i disoccupati sono passati da 5.337 di fine 2011 a ben 7.951 dei primi mesi 2012.     m.v.

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