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La proposta di Alice

La cooperativa Alice cerca volontari per le sue tre strutture

SOCIALE Una fondazione allargata. Questa è la proposta della cooperativa Alice in risposta ad Armando Bianco, presidente di progetto Emmaus, di creare una fondazione no profit dedicata alla disabilità in età avanzata e capace d’intercettare risorse pubbliche e private sul territorio al fine di sostenere percorsi di autonomia (ne ha parlato Gazzetta nelle scorse settimane).

La cooperativa Alice opera nei settori della disabilità – con centri diurni fra Alba, Canale e Sommariva –, delle dipendenze – con attività di reinserimento lavorativo, sportelli, comunità – e dei minori. Un capitolo a parte è la gestione di casa Pina, a Mussotto, primo esempio di housing sociale, attraverso l’accoglienza di famiglie italiane e straniere che hanno necessità di un alloggio. In tutto i lavoratori della cooperativa sono circa un centinaio.

«Ci congratuliamo con la capacità di Armando Bianco di rilanciare proposte anche quando si è in difficoltà con un approccio finalizzato al bene comune. Il nostro consiglio vuole essere un rilancio alla proposta», interviene Mauro Giacosa, direttore di Alice. «Condividendo la finalità individuata da Emmaus: il nostro invito è di ampliare l’orizzonte delle finalità e dei soggetti disponibili a dar vita a una fondazione. Finalità intese come percorsi rivolti anche ad altri settori del sociale, non limitandosi alla disabilità in età avanzata, ma anche a famiglie indigenti e immigrati».

Potrebbe essere un modo per “fare rete” e non disperdere energie. Continua Giacosa: «Dal punto di vista patrimoniale e finanziario gestire una fondazione è un compito molto difficile. Per questo sarebbe interessante se ne esistesse una sola, allargata. Ritengo che i soggetti partecipanti dovrebbero essere il terzo settore (cooperazione sociale e volontariato), come motore propulsivo, i soggetti pubblici (comuni e Asl) e i beneficiari o i loro familiari».

Giacosa propone anche una fase costituente: «Dato che Emmaus lavora già da mesi a questa idea, nell’ipotesi che si allargasse il raggio, si potrebbero organizzare alcune riunioni per ridefinire struttura e finalità in modo condiviso».

 Maurizio Bongioanni

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