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«Come pietre vive» Convegno catechistico delle Diocesi del Piemonte e della Valle d’Aosta

La citazione di prima Pietro 2,4-5 «avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo», ci ha chiamati a verificare il nostro servizio catechistico, a livello nazionale, regione per regione, nella fedeltà a Cristo e nella comunità cristiana, per poter offrire, come pietre vive, il nostro servizio qualificato per favorire l’incontro tra Dio e le sue creature.

In modo specifico, il tema di quest’anno verteva sulla catechesi postbattesimale, nel periodo di vita dei bambini da 0 a 6 anni. Essendo il tema particolarmente legato al mondo dell’infanzia, accanto ai sacerdoti e ai Vescovi delle Diocesi del Piemonte, c’è stata una significativa presenza di famiglie e rappresentanti degli Uffici della pastorale per la famiglia. Tante le idee circolate attraverso le numerose conferenze, la presentazione di esperienze di incontro particolari e i workshop tematici che ci hanno permesso di confrontare situazioni, riflessioni ed esperienze. È emersa con chiarezza la necessità di lavorare maggiormente insieme, a partire dalla richiesta del sacramento per i figli e riscoprendo la consapevolezza di che cosa si domanda alla Chiesa quando si celebra il Battesimo.

Occorre lavorare per una maggiore presa di coscienza di una consapevole “evangelizzazione del sacramento” (la Chiesa non è una fabbrica, ma famiglia di persone consapevoli) e di partecipazione alla vita della comunità concreta di appartenenza. La richiesta di un “servizio” si può così trasformare in una via di evangelizzazione – come dovrebbe essere sempre – che accompagna i momenti più importanti della vita quali, in questo caso, la nascita e in seguito le età di passaggio, il matrimonio, la malattia, la morte, ecc…, senza paure e senza facili scoraggiamenti favoriti da un clima generale vagamente cristiano sociologicamente parlando ma sostanzialmente lontano da un discorso di fede.
Molte famiglie oggi sono chiamate ad affrontare cammini che dal punto di vista culturale, sociale, lavorativo sembrano aprire scenari sempre più incerti e precari. Di fronte a questo generale disorientamento, che appartiene a pieno titolo anche a tutte le nostre comunità parrocchiali, diventa urgente il desiderio di confrontarci tra adulti, riservando molte energie della pastorale ai genitori, oltre lo sbilanciamento di un’attenzione riservata in modo quasi esclusivo alla pastorale per i bambini.

Il riferimento costante all’attenzione dei tempi liturgici segna inoltre il passo del tempo dell’incontro con Dio che struttura in modo pertinente il cammino della prassi battesimale valorizzando le feste principali come occasioni speciali per la celebrazione del sacramento. Mi sembra importante sottolineare anche il desiderio e l’emergenza di riscoprire, senza timidezze, che educare alla fede significa anche educare a vivere. Quando si parla di amore di Dio parliamo del nostro bisogno di amore per vivere.

Nelle famiglie l’amore che viene dal Padre diventa concreto amore tra i suoi membri, e non sono soltanto i genitori a generare i figli, ma i bambini per primi che rigenerano i loro papà e mamme con la loro presenza speciale e le loro domande di vita. In questo lavoro non bisogna mai dimenticare che c’è lo Spirito di Dio che opera, come negli Atti degli Apostoli, «prima ancora che arrivasse Pietro dal pagano Cornelio». E dobbiamo avere sempre chiaro che si cammina insieme: Chiesa e famiglie.

Un proverbio africano dice che tutto il villaggio forma il bambino. Potremmo parafrasare con un pensiero di Bressan: «Occorre imparare a ridurre le attese nei confronti dei genitori e delle famiglie nei nostri percorsi di catechesi, per aumentare invece il grado di testimonianza, il grado di fascino esibito direttamente da noi, nostro essere comunità: prima che domandare la testimonianza di una vita di fede a delle famiglie, dovremmo anzitutto sapere mostrare il volto di una comunità che manifesta la sua fede vissuta».
Nella nostra Diocesi di Alba, concretamente, ci piacerebbe fare conoscere bene ai sacerdoti e ai gruppi famiglie e catechistici quanto appreso da questa ricca esperienza, magari a livello vicariale, cercando di intensificare la collaborazione tra gli Uffici catechistico, famiglie e liturgico.

Don Luigi Lucca,
direttore Ufficio evangelizzazione e catechesi

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