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La Comunità montana mette in vendita i beni

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Il Pavaglione

BOSSOLASCO Con la legge regionale di riforma degli enti locali in dirittura d’arrivo la comunità montana “Alta Langa” sta iniziando a pensare al “dopo”. Lunedì 17 si sono svolte le riunioni dell’Assemblea dei sindaci e del Consiglio dell’ente per discutere alcuni punti in vista del nuovo assetto degli enti locali.

L’Assemblea dei sindaci ha deciso di procedere con le convenzioni per la gestione associata dei servizi e di accantonare l’ipotesi delle unioni, mentre il Consiglio ha definito il piano delle alienazioni dei beni immobili e come utilizzare l’avanzo di amministrazione, che verrà ripartito tra i Comuni per finanziare progetti di manutenzione e ripristino di strade, muretti e fognature.

Spiega il presidente dell’ente di Bossolasco Alessandro Barbero: «Dopo l’approvazione della legge regionale verrà nominato un liquidatore esterno. Pertanto abbiamo scelto di decidere noi cosa fare del nostro patrimonio prima che altri lo facciano al nostro posto. Abbiamo approvato un primo piano di alienazioni riservato ai Comuni membri, che potranno acquistare, da soli o in collaborazione tra loro, i beni. Il ricavato sarà ripartito tra i Comuni stessi».

Il patrimonio immobiliare della Comunità montana comprende la casa di riposo diMonesiglio, la struttura socio-assistenziale per disabili di Niella Belbo, il complesso fenogliano del Pavaglione, cascina “Crocetta” a Castelletto Uzzone, casa “Penco” a Bossolasco, il mulino di Feisoglio, il Museo della pietra di Gorzegno (realizzato alcuni anni fa e mai aperto al pubblico) e la struttura per la lavorazione del cippato, a Torre Bormida.

La sede della Comunità montana, a Bossolasco, spiega Barbero, non fa parte del primo piano delle alienazioni. Sarà compito del liquidatore procedere alla vendita del fabbricato.

Inoltre, la Comunità montana è proprietaria al 10 per cento del castello di Prunetto (la restante parte è del Comune), ma per ora la cessione della quota non rientra nel piano delle alienazioni.

Per quanto riguarda la scelta delle convenzioni come futura forma associativa, Barbero spiega: «La convenzione permette di risparmiare e di mantenere l’autonomia dei singoli Comuni, mentre l’unione prevede che i Comuni conferiscano le funzioni all’unione».

Aggiunge il presidente dell’Assemblea dei sindaci Ivan Borgna, primo cittadino di Albaretto della Torre: «La convenzione è unaforma associativa più flessibile. Dell’unione spaventano i costi e il rischio di perdere autonomia. Con una battuta si può dire che l’unione è come il matrimonio, mentre la convenzione è una convivenza. La legge prevede che entro fine anno debbano essere unite tre funzioni: Polizia locale, rifiuti e e catasto, ma penso che si possa aggiungere anche la socio-assistenza. È importante sottolineare che all’assemblea erano presenti 38 sindaci su 39 e che la decisione di puntare sulle convenzioni è stata unanime».

Corrado Olocco

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