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Monticello, don Antonello: «L’oratorio sia famiglia di famiglie»

Nato tra il 2002 e il 2007 sotto la guida dell’allora parroco Giampietro Ravagnolo sul sito dell’ex canonica, l’oratorio di Monticello “serve” le parrocchie della Natività di Maria Vergine, San Grato e San Ponzio e coinvolge volontari che organizzano, insieme al nuovo parroco don Antonello Pellisseri, incontri di catechismo, di confronto e di formazione per ragazzi e adulti.

Da 5 anni vi è una compagnia teatrale, gli OrAttori, composta da giovani dai 15 ai 25 anni, a cui si affianca un laboratorio di canto. Dal 2003 l’oratorio organizza lo Spazio aperto, a cui partecipa una quarantina di ragazzi dagli 11 ai 14 anni, collegato a un progetto più generale di politiche giovanili, come La fabbrica del tempo e l’Estate ragazzi, a cui collaborano anche il Consorzio socio-assistenziale e la cooperativa di servizi sociali Ro&Ro. «Don Giampietro», ricorda don Antonello, «aveva costituito un gruppo di volontari per l’oratorio, che esiste ancora oggi, a cui si affiancano le catechiste, mamme e nonne, coadiuvate da studenti delle superiori. Gli animatori, quando entrano nel mondo del lavoro, lasciano il posto a nuovi giovani».

«L’oratorio», prosegue don Antonello, «resta uno strumento privilegiato nell’educazione, nella trasmissione della fede ai più giovani e nello sviluppo di un forte senso di appartenenza alla comunità cristiana, Utili per contrastare l’allontanamento dalla Chiesa che, spesso, si verifica dopo la Cresima».

A Monticello c’è una buona adesione di bambini stranieri, che appartengono per lo più a due comunità: quella argentina, cattolica e presente da oltre 20 anni, e quella magrebina, i cui figli frequentano alcune attività, pur non partecipando alle preghiere e alle celebrazioni religiose. «La società in Italia», conclude don Antonello, «va verso una sempre maggiore secolarizzazione e un calo di partecipazione alla vita parrocchiale. Serve fiducia nelle iniziative che proponiamo. Così come la formazione cristiana non finisce con la Cresima, ma continua per tutta la vita, così dovrebbe essere la partecipazione alle iniziative parrocchiali, che possono aiutare la famiglia nel ruolo educativo, senza pretendere di sostituirsi a essa. Questo per creare una comunità cristiana che sia una “famiglia di famiglie”, all’interno della quale tutti si prendano cura dell’educazione dei giovani».

Fulvio Lovisolo

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