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Armosino lascia la Provincia

ASTI Maria Teresa Armosino ha rassegnato le dimissioni da presidente della Provincia. Nella lettera inviata ai consiglieri, Armosino (che è anche parlamentare) ricorda come le ultime disposizioni normative porteranno alla soppressione dell’Ente e che i recenti tagli ai trasferimenti statali «causeranno uno squilibrio di bilancio, nonostante l’Amministrazione abbia, sin dal suo insediamento, attivato le operazioni volte alla riduzione delle spese e la gestione risulti corretta e in linea con le previsioni di bilancio». «L’impossibilità », prosegue Armosino, «da parte degli amministratori delle Province di far valere le ragioni del territorio, vista l’evidente volontà di non tenere conto delle funzioni e dei servizi svolti dalla Provincia, mi ha indotta a rassegnare le dimissioni. Assicureròcomunque a questa terra la prosecuzione del mio impegno nell’ambito dell’attività di parlamentare ».

E adesso che succede? La Provincia già rischia il dissolvimento anche senza le dimissioni della Armosino. Gli “astesan” si guardano attorno e sono smarriti. Perché il Consiglio delle autonomie ha deciso che Asti dovrà essere accorpata ad Alessandria quando amministratori e popolazione non desiderano stare con i “mandrogni”? È vero o no che già ci sono venti scissionisti? La risposta a quest’ultima domanda non può essere che positiva. I Comuni della Langa astigiana vogliono aggregarsi a quella cuneese e anche San Damiano non fa mistero di voler stare con la Granda, mentre i Comuni del Pianalto (Villanova, Valfenera) preferirebbero stare con Torino; lo stesso dicasi per Castelnuovo Don Bosco, Albugnano, Aramengo, Tonengo, Cocconato e Robella. Poi, ci sono quelli che preferirebbero Alessandria come Castello d’Annone, Rocchetta Tanaro e altri della zona vicina a Casale. Se si dovessero accogliere queste richieste, la provincia di Asti si restringerebbe al solo capoluogo e a qualche Comune vicino. Era già così quando, in piena epoca fascista, venne creato un nuovo ente proprio al centro del Piemonte meridionale. Asti era provincia di Alessandria e in fondo il Consiglio delle autonomie non ha fatto altro che tornare all’antico creando una entità territoriale che unisce tutto il Monferrato, più Asti che fa storia a parte, con oltre 660 mila abitanti. Una provincia con centri importanti, soprattutto dalla parte alessandrina (Casale, Tortona, Novi Ligure, Ovada).Mentre Asti può vantare solo Canelli e Nizza. Il famoso grappolo che configura l’astigiano sta per perdere i suoi acini.

Si spera ora in un ripensamento del Governo regionale che deve ratificare o modificare quanto deciso dal Consiglio delle autonomie, ma è molto, molto dura. Tra l’altro Asti avrebbe un motivo in più per non andare con Alessandria. Gli amministratori locali più “cattivi” ricordano che il Comune di Alessandria si trova in grosse difficoltà finanziarie con un passivo che, nel 2012, dovrebbe aggirarsi sui 35 milioni di euro. Se il Governo centrale non prenderà provvedimenti, mancherebbero perfino i quattrini per pagare gli stipendi. Il sindaco Rita Rossa esprime la sua indignazione: «Altre città sono state aiutate; perché noi, che pure eravamo nell’elenco dei bisognosi, siamo stati dimenticati?». Uno dei tanti misteri italiani.

Giuseppe Sini

Gianna rimane fedele ai cuneesi

Le dimissioni della presidente della Provincia di Asti Maria Teresa Armosino (Pdl) e del presidente della Provincia di Biella Roberto Simonetti (Lega nord) hanno creato una voragine nel centro-destra piemontese? È quanto si sono chiesto gli elettori, peraltro già disorientati dopo le “incursioni” della Guardia di finanza nel palazzo del Consiglio regionale e dei casi di malgoverno (e malcostume) del Lazio della pidiellina Renata Polverini. Alcuni hanno anche pensato che la decisione di Armosino (arrivata sia per protesta contro gli accorpamenti delle Province pensati dal Governo sia per evitare l’ineleggibilità e, di conseguenza, per potersi ricandidare in Parlamento) potesse influenzare le Province limitrofe, portando alle dimissioni dei presidenti, attratti magari dallo splendore degli scranni romani. In Provincia di Cuneo le cose dovrebbero, almeno per il prossimo futuro, rimanere invariate, perché Gianna Gancia, esponente della Lega nord, pare intenzionata a portare a termine la legislatura. Lo ha annunciato a Gazzetta la presidente, dichiarando: «Rispetto le scelte di tutti. Quanto a me, ho ricevuto un mandato dal popolo che intendo rispettare fino in fondo con umiltà e impegno e nella consapevolezza delle gravissime difficoltà del momento».

e.f.

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