Ultime notizie

Caronte ha la pelle d’asfalto

INCIDENTI Le strade diventano non solo terreno di transito, ma vero e proprio luogo di residenza, un “ovunque” sovente precario e insidioso abitato da milioni di esistenze. Nell’epoca della mobilità e della frenesia di massa, dello sfaldamento dei confini geografici e dell’estrema accessibilità ai mezzi di trasporto, si potrebbe quasi individuare una precisa tipologia antropologica, a se stante e con specifiche caratteristiche, il guidatore.

IN ITALIA L’automobilista appartiene a una “specie” poco protetta, che ogni giorno incappa in insidie: secondo le più recenti stime dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), nel 2011 si sono verificati in Italia 205 mila incidenti stradali con lesioni a persone, 561 al giorno. Il numero delle vittime è pari a 3.800 (più di dieci al giorno), mentre i feriti sono 292 mila. Sebbene rispetto al 2010 si riscontri un calo del numero degli incidenti con lesioni a persone (-3 per cento), dei feriti (-3,5 per cento) e dei morti (-7,1 per cento), le cifre rendono il dramma. E proiettano il guidatore, uomo moderno, in una dimensione angosciosa, in un Ade il cui Caronte – Caronte era il traghettatore dell’Ade, come psicopompo trasportava i morti da una riva all’altra del fiume Acheronte – ha sembianze d’asfalto.

SULLE STRADE Sempre per l’Istat, l’indice di mortalità (valori per 100 incidenti) secondo la loc a l i z z a z i o n e dell’incidente risulta p a r i a 3,2 per le autostrade (era 3,1 nel 2010), 1 per le strade urbane (1,1 nel 2010) e 4,8 per quelle extraurbane (5 nel 2010). Significa che la periferia e le arterie secondarie racchiudono la maggioranza dei pericoli: non tanto per la loro struttura, quanto per la mancanza di manutenzione che le caratterizza (vedi articoli a lato). C’è però da considerare – piccola nota di consolazione –, come le campagne di prevenzione e sensibilizzazione predisposte dalle istituzioni nel corso degli anni abbiano sortito un effetto positivo: il calo del numero di morti, rispetto al 2001, è stato pari al 46,4 per cento nel 2011. L’inferno d’asfalto comincia a essere in fase di contrazione.

IN PIEMONTE Stringendo il focus analitico sul Piemonte, abbiamo esplorato le banche dati sul sito www.sicurezzastradalepiemonte. it. A settembre 2012 la regione è stata teatro di 861 incidenti con lesioni, per 1.210 feriti: in altre parole, circa 40 al giorno, uno ogni ora e mezzo. I morti, sempre nello stesso mese, erano 31, ovvero uno al giorno. Sommando i dati relativi ai primi nove mesi dell’anno, invece, il numero di incidenti con lesioni raggiunge le 8.331 unità, con 11.064 feriti e 205 decessi. Un trend rimasto invariato nel tempo se si considera il paragone con l’anno precedente. Nel 2011 ci sono stati 13.254 incidenti con lesioni, i feriti sono stati 19.332 e i morti 320. Dati che non raccontano solo una storia ma contengono una denuncia. Chiedono l’intervento di una mano politica capace di predisporre ricerche e campagne preventive, di incrementare il bagaglio conoscitivo dei guidatori, di affinare la loro educazione, di realizzare interventi di manutenzione per rendere l’asfalto un luogo sicuro.

Matteo Viberti

MANCANO I FONDI Rossetto: No euro, no manutenzione

Se le strade fossero righe di un libro, tracciate a stilografica da uno scrittore, avrebbero la punteggiatura corretta: segnalazioni, indicazioni, guard rail, illuminazioni. Invece, chi “scrive” la viabilità del Paese sembra dimentico della necessaria “grammatica” e le strade assomigliano a un libro nero fallace.

Il problema restano i fondi, sempre più carenti. Che cosa fanno coloro che potrebbero rendere l’asfalto più sicuro? Lo abbiamo chiesto al vicepresidente della Provincia di Cuneo, Giuseppe Rossetto.

«Nella Granda gli incidenti non smettono di preoccupare», ci ha detto Rossetto. «Anche se negli ultimi anni abbiamo assistito a un decremento della mortalità – grazie agli interventi di sensibilizzazione fortemente voluti dall’ex presidente della Provincia Raffaele Costa –, risulta in costante aumento il numero dei sinistri. Ciò è dovuto alla mancanza di manutenzione ordinaria: illuminazione, segnaletica verticale e orizzontale, bit u m a z i o n e dei manti. Con il taglio ai finanziamenti dovremo operare scelte ancor più drastiche e non sarà più possibile trattare allo stesso modo le diverse tipologie di strada. Dovremo concentrarci sui tratti ad alta percorrenza, quelli più rischiosi e trafficati. La Granda ha 3.500 chilometri di carreggiate, sarebbe impossibile distribuire in modo equo le poche risorse. Obiettivo prioritario sarà la realizzazione delle rotatorie e il ripristino della segnaletica stradale». La contingenza richiede soluzioni, anche perché nel cuneese – che ha indossato la maglia nera in Italia per vittime della strada – l’asfalto appare una vera a propria trappola: nel solo mese di settembre sono avvenuti 108 incidenti con lesioni, per 162 feriti (quasi sei al giorno) e cinque morti. Dopo Torino e Alessandria, la Granda si aggiudica il titolo di provincia più pericolosa in Piemonte. Andando a spulciare i dati annuali, si vede come il numero di sinistri segua un andamento oscillante: nel mese di febbraio 125, ad agosto 175. Il computo da gennaio a settembre si attesta sui 940 incidenti con lesioni, per un totale di 1.428 feriti e 36 morti. In questo caso, la Granda si aggiudica la medaglia d’argento nella classifica dei peggiori.

Paragonando il 2011 con il 2010, si evidenzia invece una lieve flessione: se l’anno scorso gli incidenti con lesioni ammontavano a 1.546, nel 2010 erano 1.557. Il numero dei feriti è variato da 2.386 nel 2010 a 2.384 nel 2011, mentre quello dei morti è sceso di più, da 63 a 48. Il bollettino potrebbe continuare, componendo un puzzle dalle poche luci e dalle tante ombre. Il libro delle strade continua ad apparire pieno d’errori, assenze e drammatiche omissioni.

m.v.

Viviamo in una trappola

L’INTERVISTA Parliamo con Carmelo Lentino, presidente di Basta un attimo, campagna nazionale per la sicurezza stradale promossa da AssoGiovani e dal Forum nazionale dei giovani. La sua è una delle voci più autorevoli nel campo della prevenzione del rischio e della sensibilizzazione alla sicurezza in Italia. Come vede le strade italiane, Lentino? «La rete stradale italiana si trova in una situazione davvero pericolosa. La crisi e la mancanza di finanziamenti hanno portato la cattiva manutenzione delle strade a essere la causa di oltre il 2 per cento degli incidenti. Una considerazione drammatica, se si pensa che ogni giorno sull’asfalto nazionale perdono la vita più di dieci persone».

Dunque, la crisi potrebbe essere considerata uno dei responsabili di questa “macelleria” stradale.

«Gli enti locali non investono più sulla manutenzione dei manti stradali e soprattutto nella sistemazione della segnaletica, spesso vecchia e non più riconoscibile. Per non parlare dei guard rail. Si sta mettendo in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti, ma soprattutto di chi viaggia su due ruote. Le risorse spesso ci sono, ma non vengono impiegate nel modo corretto. Ad esempio, l’attuale legislazione prevede che i proventi derivanti da una violazione del Codice stradale vengano reintegrati in materia sicurezza. Un’eventualità che si verifica molto di rado».

Neanche il Governo tecnico sta lavorando per incrementare la sicurezza?

«Il Governo ha predisposto un’iniziativa volta al risparmio energetico, ribattezzata Cieli blu. L’intervento prevede lo spegnimento dell’illuminazione stradale in alcuni tratti secondari. Un’idea che rischia di ripercuotersi gravemente sulla sicurezza per gli utenti deboli, pedoni e ciclisti. Non possiamo consentire che la nostra rete viaria diventi un colabrodo. Un tempo era il fiore all’occhiello del Paese, mentre oggi è diventata una trappola».

Quali strategie proponete per diminuire il numero di incidenti?

«Innanzitutto servirebbe un maggiore coordinamento dei controlli: ci sono tratti stradali presidiati da un’ingente quantità di Forze dell’ordine, altri completamente sgombri. Anche sul fronte delle campagne promozionali servirebbe organizzazione. Capita sovente che lo Stato lanci un progetto di sensibilizzazione che si sovrappone – anche a livello concreto, ad esempio con manifesti pubblicitari attaccati uno sopra l’altro – a quella di un ente inferiore, che sia un Comune o una Regione. Senza interlocuzione, non riusciremo a debellare il fenomeno».

m.v.

Bicicletta letale

Sulla pagina facebook di Gazzetta gli albesi lamentano la scarsa manutenzione delle strade

INCIDENTI Le strade sono la pelle urbana. Gli albesi lamentano uno stato di semiabbandono dell’asfalto, invocando l’intervento politico. Gazzetta ha lanciato un sondaggio sulla pagina Facebook – www.facebook.com/gazzettadalba – per indagare il clima d’opinione, che non appare affatto positivo. Qualche esempio. Luigi ha spiegato: «Ogni giorno – per evitare di contribuire all’inquinamento e per risparmiare sulla benzina – giro in bicicletta: in un solo giorno conto almeno dieci tentativi di “omicidio”. Le rotonde sono una trottola micidiale, in cui i ciclisti rischiano di rimetterci le penne». Daniele Mantovani riprende il problema della scarsezza di piste ciclabili e di tombini equiparabili a trappole. La vita del ciclista, in un contesto urbano in veloce trasformazione e crescente caos, diventa un’incognita e costringe a una sfiancante ipervigilanza. Secondo Clorinda Botter, il punto più pericoloso della città coincide con l’uscita da via Crispi, immettendosi in corso Langhe: «Parecchi incidenti si sono succeduti in quell’area. Provvedete al più presto!». Sul fronte di chi preferisce lo slogan all’analisi, Max Pitt Bins dichiara: «Più rotonde, meno corsie!», mentre Binno K-tre preferisce il sarcasmo: «Strade? Forse assomigliano a fette di groviera!». Stefano Cavallo sentenzia: «Ad Alba talvolta vige l’anarchia: la causa è l’ignoranza, per esempio della gente che in bici sfreccia sulle strisce pedonali, oppure dei guidatori che ignorano i divieti». Tra le schiere dei propositivi spicca Paolo Stacchini: «Credo che sull’educazione stradale e su quella alla convivenza ci sia molto da fare. La gente dovrebbe provare a rimuovere le idee di comodo, dietro a cui si trincera per difendersi e per accusare gli altri. E provare a pensare che, nella stessa giornata, può vestire i panni sia del pedone che dell’automobilista».

Ma è la politica che dovrà provvedere. L’assessore albese ai trasporti Giovanni Bosticco spiega: «È in diminuzione la mortalità sulle strade, ma in forte incremento l’incidentalità. Ciò è dovuto alla scarsa manutenzione delle strade: perciò, grazie allo svincolo di risorse prima congelate dal Patto di stabilità provvederemo a ripristinare la segnaletica orizzontale e verticale. Punteremo molto anche sugli autovelox: a breve ne posizioneremo uno sul rettilineo di Ricca, altri in varie zone strategiche ». Aggiunge il sindaco Maurizio Marello: «Stiamo investendo 250 mila euro sulla manutenzione stradale, oltre a 70 mila per il rifacimento dei porfidi. In città la situazione è discreta, ma basta andare in periferia, sulle strade provinciali (lo è ad esempio, corso Canale) per toccare con mano i risultati dei tagli agli enti locali».

m.v.

Banner Gazzetta d'Alba