Conoscere e vivere il Credo

Nella solenne Celebrazione eucaristica in Cattedrale dell’11 ottobre scorso, data di inizio dell’Anno della fede, prima della professione della fede, è stato consegnato ai presenti un cartoncino (da distribuire in tutte le parrocchie) con l’icona di Cristo Redentore, con il testo del Credo, accompagnato dalle parole di Sant’Agostino riportate da Benedetto XVI nella sua lettera Porta Fidei: «Il simbolo del santo mistero che avete ricevuto sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Cristo Signore. Voi lo avete ricevuto, lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere e anche quando dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore». Questo imparare a memoria e ripetere – commenta il Papa – serviva ai primi cristiani come «preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo».

Impegno riproposto a tutti noi, in questo Anno della fede, voluto esplicitamente dal Papa in un tempo di grandi cambiamenti ove «la vita è vissuta spesso con leggerezza, senza ideali chiari e speranze solide, all’interno di legami sociali e familiari provvisori. Soprattutto le nuove generazioni non vengono educate alla ricerca della verità e del senso profondo dell’esistenza, alla stabilità degli affetti, alla fiducia».

Riscoprire l’entusiasmo del credere.

Benedetto XVI per primo ha voluto essere di esempio come “catechista” del Credo nelle sue catechesi delle udienze generali del mercoledì, sospendendo il cammino che aveva intrapreso della “scuola di preghiera”, per dare spazio a una profonda verifica sulla propria vita di fede. «Anche oggi abbiamo bisogno che il Credo sia meglio conosciuto, compreso e pregato. Soprattutto è importante che il Credo venga “riconosciuto”. Conoscere, infatti potrebbe essere un’operazione soltanto intellettuale, mentre “riconoscere” vuole significare la necessità di scoprire il legame profondo tra le verità che professiamo nel Credo e la nostra esistenza quotidiana, perché queste verità siano veramente e concretamente luce per i passi del nostro vivere, acqua che irrora le arsure del nostro cammino, vita che vince certi deserti della vita contemporanea. Nel Credo si innesta la vita morale del cristiano, che in esso trova il suo fondamento e la sua giustificazione».

Il cammino è ben tracciato nel Catechismo della Chiesa cattolica, che il Beato Giovanni Paolo II ha voluto fosse impostato sul Credo e l’ha consegnato come «norma sicura per l’insegnamento della fede e fonte certa per una catechesi rinnovata».

Benedetto XVI lamenta come il cristiano «spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo», con il grave pericolo di lasciare spazio a un certo sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere, con il rischio di costruire una religione “fai da te”. Ecco allora il forte richiamo a «tornare a Dio, al Dio di Gesù Cristo; riscoprire il messaggio del Vangelo e farlo entrare in modo più profondo nelle nostre coscienze e nella vita quotidiana».

L’invito e la preghiera è che il cammino che compiremo quest’anno possa «farci crescere tutti nella fede e nell’amore a Cristo, perché impariamo a vivere, nelle scelte e nelle azioni quotidiane, la vita buona e bella del Vangelo».

Giovanni Ciravegna

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