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Gazzetta, Fiera del tartufo e Arturo Brachetti: quando la realtà non è più la stessa

Doppia serata speciale al  teatro di Alba con Arturo Brachetti

La sua mutevolezza, capacità di «cambiare pelle», maneggiare gli elementi del mondo in maniere diverse da quelle abituali lo rendono perfetta metafora dell’uomo odierno, individuo costretto sempre a re-inventarsi per tenere il passo di un universo in subbuglio, fatto di velocità e cambi di ruolo. Arturo Brachetti – il trasformista di fama internazionale, nato a Torino e iniziato alla “vocazione” da Mago Sales – ha calcato il palco del teatro Giorgio Busca ieri sera. L’aria umoristica e illusionistica sparpagliata tra la platea in visibilio faceva del teatro una parentesi onirica, una specie di rifugio dove praticare magie è ancora possibile. L’occasione era la presentazione del libro scritto da Giulio Parusso (con appendice di Alberto Cirio), il volume che racchiude ottant’anni di storia della Fiera ed edito da Gazzetta d’Alba in occasione dei suoi centotrent’anni.

C’era un’aura diversa tra i relatori che hanno anticipato l’arrivo di Brachetti. Con atteggiamenti diversi dal solito, ognuno sembrava essere chi non era, a ruoli invertiti o copioni ribaltati, nelle parole e nell’intonazione: il giornalista di Famiglia Cristiana, Francesco Anfossi, vestiva i panni del presentatore con agio e scioltezza. E mentre il direttore di Gazzetta d’Alba Antonio Rizzolo scherzava sulla comodità delle sedie del teatro, il direttore generale dell’Apostolato San Paolo Giusto Truglia dichiarava, discutendo della storia del giornale e della sua casa editrice: «Non è la San Paolo che ha fatto nascere Gazzetta d’Alba, ma Gazzetta d’Alba che ha fatto nascere la San Paolo».
Anche Giulio Parusso, autore del libro, ha raccontato storie paradossali, in cui la serietà si confondeva alla satira: «Quando Andreotti venne ad Alba durante la Fiera del Tartufo era appena stato a Valenza alla Fiera dell’oro. Aveva preparato due diversi discorsi ma li invertì: a Valenza parlò del tartufo, ad Alba dell’oro». Parusso ha aggiunto, senza badare a cerimoniosità istituzionali: «La Fiera, dalla sua prima versione, ha sempre visto i sindaci chiedere favori ai grandi politici e i grandi politici fare promesse puntualmente dimenticate non appena giravano l’angolo».

Pure Maurizio Marello, sindaco di Alba, ha canzonato la tradizione di utilizzare il tartufo come passepartout politico, come strumento diplomatico. Ha detto il primo cittadino: «Se oggi andassi a Roma con un tartufo, quelli se lo terrebbero e tanti saluti. Altro che diplomazia!».

E poi Alberto Cirio, assessore al turismo della Regione Piemonte, nei panni dell’umorista. Numerosi i racconti aneddotici e umoristici sulla sua esperienza di promotore del tartufo nel mondo (raccontati nel libro) insieme al direttore dell’Ente turismo Mauro Carbone: come quando il cane da trifole venne «fermato» all’aeroporto di Hong Kong, e durante la dimostrazione di «cerca del tartufo» di fronte alle autorità Cirio dovette usare un cane antidroga della polizia, addestrato il giorno prima inserendo pastiglie simil-stupefacenti (anch’esse fornite dalla Polizia) nei tartufi. Il politico si trasforma in umorista, lo storico in tagliente politico, il giornalista in presentatore. Tutto prima dell’arrivo di Brachetti: che con una “ciambella” di stoffa usata come cappello è riuscito a interpretare 25 personaggi storici diversi, e con della sabbia su un pannello luminoso ha disegnato, di fronte alla meravigliata platea, i volti dei cartoni animati del regista statunitense Tim Burton.

A fine cerimonia, è stato consegnato a Brachetti il titolo di Ambasciatore del tartufo nel mondo. Applausi sinceri: Gazzetta ha festeggiato il suo compleanno in un modo diverso, in una celebrazione che specchia la sua filosofia: trasformare, e trasformarsi continuamente.

Matteo Viberti
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