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Corrado Augias Il disagio della libertà

Corrado Augias: «La crisi iniziò molti anni fa»

Corrado Augias sarà il prossimo ospite della serie di incontri organizzati da Collisioni e Banca d’Alba. L’intervento del giornalista e scrittore – nella chiesa di San Domenico ad Alba, martedì 13 novembre, alle 21, ingresso libero – sarà dedicata ai vizi e alle virtù degli italiani. Il momento è di grande confusione politica e istituzionale: molte delle certezze del passato sembrano tramontare. Nel panorama si sommano l’annunciato ritiro dalla scena politica di Silvio Berlusconi, la dialettica radicale interna al Partito democratico nelle primarie, la crisi della Lega, l’esplosione del Movimento 5 stelle. Il momento elettorale è trasformato in un momento di ansia e disagio per una pratica di libertà conquistata a fatica. A dialogare con Augias sarà Stefano Caselli del Fatto quotidiano.

Corrado Augias, nel suo libro Il disagio della libertà, parla di un’attitudine tutta italiana di privazione della libertà. Che cosa intende?

«Noi italiani siamo, per tradizione storica e geografica, gente poco abituata a praticare la libertà. Per due volte, negli ultimi novant’anni, gli italiani hanno mandato e tenuto al potere uomini con una evidente vocazione autoritaria: nel 1922 la prima volta, nel 1994 la seconda. Un confronto diretto tra Mussolini e Berlusconi è chiaramente impossibile, ma in entrambe le circostanze c’è stata da parte di molti italiani una specie di cessione di responsabilità, una delega in bianco. Una consuetudine che ha portato molti italiani a considerare la soggezionecome unportato stesso della nascita e gli individui come inermi pedine di fronte alla storia, condannate a una passività psicologica. È questa mentalità diffusa – che ha demolito l’idea di libertà come diritto, diffondendo al contrario la visione della libertà come licenza e l’arte del sotterfugio, della furbizia canagliesca, dell’inganno come scappatoia – che dobbiamo capire e tentare di cambiare. Altrimenti non usciremo mai da una pericolosa condizione di minorità».

Crede che la stessa cosa stia succedendo con Grillo?

«Beppe Grillo è un’altra cosa, uno dei tanti “masanielli” che spuntano fuori quando ci sono vuoti di politica. Quando la politica vera fatica a fare le dovute riforme nasce l’antipolitica e la disaffezione. L’importante è che non se ne creino troppi di questi personaggi».

E il Governo tecnico di Monti? È una sorta di delega senza rispetto dei principi democratici?

«Io paragono l’attuale Governo tecnico con il dictator romano (da non confondere con il dittatore che è tutt’altra cosa): era un signore al quale venivano dati pieni poteri per un periodo di sei mesi durante i quali gli veniva chiesto di mettere ordine in uno stato di emergenza e dopo di ritirarsi a vita privata. Questa è l’idea: mettere a posto le cose e sviluppare dei germidemocratici da lasciare in eredità».

Maurizio Bongioanni

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