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Fasolo: «Grazie ai miei pazienti»

Abbiamo incontrato Pier Paolo Fasolo, “storico” urologo dell’Asl Cn2, in occasione del suo pensionamento.

Dottor Fasolo, per quanto tempo ha lavorato in urologia al San Lazzaro?

«Da ottobre sono ufficialmente in pensione; il 24 agosto ho vidimato il mio badge elettronico, numero di matricola 040, per l’ultima volta. Ho lasciato il Servizio di urologia, salutando il personale e cercando di nascondere la commozione. Quanti ricordi, quante persone eccezionali ho conosciuto da quando, l’8 ottobre 1979, ho timbrato per la prima volta il mio cartellino per iniziare a lavorare come assistente presso il reparto di chirurgia diretto da Costanzo Bubbio, grandissimo maestro nel lavoro e nella vita. Dopo qualche anno, consigliato da Edoardo Della Valle, altro grande maestro, ho iniziato a occuparmi di urologia e, dopo aver conseguito la specializzazione, ho proseguito l’attività in urologia».

Ora che ha piùtempo libero, che cosa pensa di fare?

«Continuerò a esercitare l’attività libero-professionale e a frequentare, come volontario, l’ambulatorio ospedaliero di Alba e Bra e, se necessario, il Servizio di urologia. Dedicherò più tempo alla mia splendida famiglia che in questi anni ho trascurato e, se la salute lo permetterà, mi dedicherò ai miei molti hobby all’aria aperta».

Ci sono episodi o persone che ricorderà?

«Mi preme ringraziare il personale infermieristico dei Servizi di urologia, di chirurgia, degli ambulatori, delle sale operatorie e del Dipartimento di emergenza e accettazione, Giuseppe Fasolis, direttore del Servizio di urologia per tutti questi anni di collaborazione, Salvatore Camera, direttore del Servizio di chirurgia, e tutti i colleghi con i quali ho condiviso tante esperienze professionali. Un ringraziamento a Cesare Scoffone, a Enrico Conti e a Gian Carlo Sebastiani, che mi sono stati vicino in momenti particolarmente difficili della mia vita. Vorrei, infine, riservare un grazie di cuore a tutti i pazienti che in questi anni ho seguito e che mi hanno dato molto di più di quanto io abbia dato a loro».

a.r.

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