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«Paladini della natura? No, perseguono i loro scopi»

AMBIENTE Lorenzo Cerrino, amministratore della Biovis srl – la società che intende realizzare l’impianto a biogas nell’ex cava di regione Monte Capriolo, al confine tra i Comuni di Cherasco e Bra – va all’attacco degli storici oppositori di questo progetto, che si sono aggregati in due distinti comitati: quello dei residenti e quello degli imprenditori, le cui aziende insistono in quella zona. E spiega: «Pochi giorni fa ho ricevuto il ricorso al Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte (Tar) presentato dai fratelli Scarzello (titolari della Gemini project) e da Bartolomeo Ferrero (residenti) contro l’autorizzazione della Provincia alla costruzione dell’impianto a biogas della Biovis. La motivazione del ricorso mi ha molto colpito, in quanto è scritto che l’autorizzazione della Provincia di Cuneo “lede l’interesse economico, patrimoniale e personale di Scarzello e Ferrero”. Finalmente è stata fatta un po’ di chiarezza e i veri motivi di questa feroce e ingiustificata opposizione vengono alla luce».

Commentando infatti queste motivazioni, l’amministratore Cerrino spiega: «Queste persone erano i paladini della natura, i difensori del forapaglie castagnolo (un uccello palustre, ndr), gli antispeculatori, i guardiani del traffico e dell’inquinamento. Adesso, non potendosi più nascondere dietro a un dito, si mostrano per quello che sono e hanno sempre fatto: persone che perseguono i propri scopi senza guardare in faccia nessuno».

E conclude: «A mezzo della Procura di Alba sono anche riusciti a far sequestrare l’area (l’ex cava) dove sorgerà l’impianto a biogas, dicendo che sono stati sotterrati materiali inquinanti e pericolosi, anche se nulla di tutto ciò è stato trovato. La cava è stata chiusa cinque anni fa e mi lascia perplesso che solo ora sono nati tutti questi dubbi, casualmente in concomitanza con il progetto del biogas. Ancor più stupefacente è che, 10 giorni dopo aver ottenuto l’autorizzazione alla costruzione dell’impianto, tutta l’area è stata sequestrata. La Biovis è intenzionata a realizzare l’impianto e non saranno certo questi mezzucci all’italiana a fermarci. Però rinnovo la proposta di rinunciare alla costruzione dell’impianto, a condizione che tutti i terreni agricoli della zona rimangano tali per sempre, e nessuno possa mai più costruire. Chissà se questa volta qualcuno ci risponderà».

Pronta la replica dei rappresentanti dei due comitati contrari al biogas Biovis: «Le operazioni di ricorso e di deposito della documentazione legale presso il Tar Piemonte sono ancora in corso, altre persone fisiche e aziende ricorreranno contro il provvedimento della Provincia: saranno in totale 20 privati cittadini e 6 aziende. Alla fine delle operazioni i ricorrenti emetteranno una dichiarazione congiunta. Anche Legambiente starebbe valutando la facoltà di ricorrere al Tar Piemonte contro lo stesso provvedimento licenziativo». Valter Manzone

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