AD ALBA cinque sfratti al mese

ABITAZIONE La casa diventa lusinga, terra da conquistare, diritto per taluni. Se un tempo era la stoffa su cui cucire l’esistenza, oggi si trasforma in strappo, mancanza che preoccupa. Come spiega Roberto Giachino, presidente del Consorzio socio- assistenziale, ad Alba «l’emergenza abitativa è gravissima. In crescita sono le notizie di sfratti: cinque al mese negli ultimi tempi. Secondo le previsioni e considerando gli andamenti del mercato del lavoro, le cose nel 2013 potrebbero peggiorare».

Considerando che uno sfratto può coinvolgere in media tre persone, si può calcolare in via ipotetica che nel 2013 possano rimanere senza casa 150 albesi. Il Comune disporrebbe di strumenti in grado di “conciliare” le trattative tra proprietari di alloggi (impauriti dalle possibili insolvenze e dall’assenza di garanzie degli affittuari) e persone a basso reddito. Ad esempio, esiste l’agenzia Localba: il suo compito è porsi come garanzia per il pagamento degli affitti, mantenendo i canoni accettabili. Il problema è che in città mancano gli alloggi da locare. Denuncia il capogruppo dell’opposizione in Consiglio comunale, Carlo Bo (vedi l’intervista a lato): «Da mesi la Commissione per l’emergenza abitativa non viene convocata: non abbiamo abitazioni disponibili né denari per acquistare oppure gestire nuovi spazi».

Nello scenario nazionale qualcosa sembra muoversi. Secondo i dati dell’agenzia Tecnocasa, nel primo semestre del 2012 i canoni di locazione hanno registrato una diminuzione media del 2,1 per cento sui bilocali e del 2 per cento sui trilocali. Merito e colpa della crisi, che immobilizza il mercato, riduce il patrimonio, incrementa la circospezione dei proprietari ma anche la loro disponibilità a far calare i prezzi. Restringendo il focus, nel cuneese i bilocali hanno subìto, invece, un incremento dei prezzi di affitto dello 0,9 per cento, ma i trilocali hanno segnato una diminuzione dell’1,3. La Granda si conferma un ambiente privilegiato (per approfondire, vedi gli altri articoli di questa pagina), con tariffe in crescita e un mercato imperturbabile, immune alla recessione.

Pure Alba resta esonerata dal calo dei prezzi delle case in locazione. Sempre stando a Tecnocasa, gli affitti per un trilocale in centro si attestano su una media di 480 euro, per un bilocale occorrono 400 euro. In periferia, le cifre toccano quota 360 e 400 euro. In pratica, vivere sotto le torri costa quanto abitare nel centro di Torino. Ad Asti i prezzi risultano inferiori di almeno cento euro per ogni tipologia abitativa (250 euro per i bilocali e 300 per i trilocali in periferia, 300 e 350 euro per il centro). Stessa differenza rispetto a Bra e Cuneo.

Matteo Viberti

LA STORIA – Quel divano rotto che mi cambiò la vita

Roberto ha 22 anni e racconta la sua storia. La vicenda narra di un desiderio troncato a metà, un divano rotto e cinquemila euro svaniti. Roberto è studente a Torino. L’anno scorso, primo anno di università, decise di trasferirsi «per evitare di viaggiare, per avere la mia indipendenza, per seguire le lezioni con maggiore tranquillità». Trovò un alloggio da quaranta metri quadrati, su due piani, arredato, un open space. «Assieme ad altri due amici decidemmo di occuparci delle trattative», spiega Roberto. «Volevamo essere adulti, provvedere a noi stessi senza aiuti. Ma non conoscevamo le regole del gioco. Il canone d’affitto superava, spese incluse, i mille euro mensili. Circa 350 euro a testa. Un’enormità per un’abitazione tanto piccola. Non avevamo termini di paragone, così accettammo».

I tre ragazzi s’adattarono a vivere allo stretto, con poca privacy ed eccessiva prossimità fisica. Ci furono diatribe con la proprietaria, che esigeva denaro aggiuntivo per «questioni prive di fondamento». Ad esempio, racconta Roberto, «il primo giorno ci accorgemmo che il divano era rotto. Non avvisammo. Un anno dopo, al momento di lasciare l’alloggio, non ci venne restituita la cauzione. 300 euro a testa».

Oggi Roberto è tornato a vivere ad Alba. Ha stimato una spesa, nel suo primo anno da studente, di circa cinquemila euro per la casa. Per lui, che lavora saltuariamente, l’ingenuità e la crudeltà del mercato degli affitti (che sovente “sfrutta” gli studenti imponendo canoni stratosferici, almeno il doppio rispetto a quelli proposti alle famiglie) ha significato dissipare il gruzzolo di risparmi accumulato negli anni, tornare a vivere dai propri genitori

 «Sto cercando lavoro, ma ho rinunciato a vivere a Torino. Programmo un imminente trasloco, ma l’assenza di prospettive mi spaventa. Mi rendo conto che le questioni finanziarie ricadono sull’identità: per un giovane essere costretto a vivere con i genitori comporta difficoltà legate all’autonomia, alla possibilità di progettare la vita. Vorrei recidere le radici, tagliare il cordone ombelicale, ma sono imprigionato».

 m.v.

IL CASO 28 senzatetto sotto le torri

Secondo i dati del Consorzio socio-assistenziale, nel 2012 ad Alba sono state 57 le famiglie – 17 con minori – sfrattate o che hanno perso l’abitazione a causa di morosità verso l’Agenzia territoriale per la casa (l’Atc si occupa di garantire un alloggio alle fasce “deboli”). Si tratta di quasi 160 persone, una ogni due giorni. Il consorzio provvede a collocare le persone in comunità, locali provvisori oppure ad anticipare le somme necessarie a prolungare il periodo di affitto (negli ultimi mesi sono stati stanziati 40 mila euro). Tuttavia, ad Alba, almeno cinque nuclei vivono in sistemazioni provvisorie dal 2011. Il 70 per cento degli sfratti ha coinvolto nel 2012 stranieri: la loro situazione è precipitata con la recessione. Si prevede drammatico il futuro: tra gennaio e febbraio 2013 sono previsti altri 9 sfratti.

Un altro fenomeno in espansione è quello delle persone senza fissa dimora, con 28 senzatetto. Assistiti dai servizi sociali soprattutto nei mesi invernali, scelgono parchi, giardini, sagrati delle chiese o spazi abbandonati per trascorrervi le notti. Sono maschi (una sola donna), per il 50 per cento stranieri, in grande parte ex pazienti psichiatrici o ex tossicodipendenti. La città rivela così il proprio lato oscuro.

m.v.

Per il Pdl è meglio la casa della scuola

IL COLLOQUIO Parliamo con Carlo Bo, capogruppo del Pdl in Consiglio comunale ed esperto (per lavoro) dell’universo immobiliare.

È vero che ad Alba ci sono molti alloggi sfitti, mentre aumentano le persone senza casa?

«I proprietari sono spaventati, preferiscono lasciare gli alloggi vuoti piuttosto che affittarli a qualcuno che non può permettersi di pagare l’affitto, che non offre garanzie. La crisi e la disoccupazione rendono il clima teso per le fasce deboli della popolazione. La presenza di alloggi sfitti è inoltre dovuta all’edificazione eccessiva: negli ultimi cinque o sei anni ad Alba sono state costruite molte più case del necessario. Sull’onda del boom del mercato edilizio i costruttori hanno investito in maniera smodata, poiché non potevano prevedere la crisi e la riduzione massiccia del potere d’acquisto delle famiglie».

Intanto, l’emergenza abitativa si inasprisce…

«Già. Gli sfratti risultano in progressivo incremento, così come le persone che si rivolgono ai servizi sociali per chiedere supporto. Un ruolo importante lo gioca la vergogna. Gli albesi – è una “questione” piemontese – in difficoltà, piuttosto che esporsi, preferiscono rimanere nascosti e non ammettere la povertà. Si potrebbe supporre l’esistenza di un vero e proprio mondo sommerso, fatto di indigenza e difficoltà, refrattario a emergere. Gli immigrati sembrano relativamente svincolati da queste dinamiche, dunque più propensi a mettersi in gioco».

L’Amministrazione di Maurizio Marello ha colpe nella gestione della questione abitativa? Come risolvere l’impasse?

«Come opposizione abbiamo sempre ritenuto che le risorse destinate alle fasce deboli da parte dell’Amministrazione fossero insufficienti. Ad esempio, la Giunta ha preventivato quasi cinque milioni di euro da destinare all’edificazione della scuola alla Moretta. Un’opera necessaria, ma difficile da realizzare a causa dei vincoli normativi che limitano la possibilità di spesa. Perché, dunque, non destinare i fondi all’acquisto di alloggi e immobili, da utilizzare per soccorrere le fasce deboli? Con cinque milioni di euro si potrebbero comprare palazzi! ».

m.v.

Giovani  abbandonati dalle banche

Giovanni Griotti è consulente di Tecnocasa, l’agenzia immobiliare che pubblica statistiche relative agli andamenti del mercato del mattone, degli affitti, dei prezzi e delle emozioni degli italiani. La provincia di Cuneo sui prezzi degli affitti sembra muoversi in modo diverso rispetto al resto del Paese. Che accade sul fronte delle compravendite, Griotti?

«Mentre nel 2011 – ultimi dati disponibili – le compravendite in Italia hanno registrato un -25 per cento, a Cuneo si segnalava un +21. Nella Granda resiste la “mentalità della casa”, ovvero la tendenza a investire nel mattone piuttosto che in strumenti finanziari. Stiamo elaborando i dati relativi al 2012: durante l’anno appena trascorso anche a Cuneo le compravendite sembrano diminuite, ma in maniera accettabile ».

L’Imu ha comportato cambiamenti nel comportamento dei proprietari di alloggi?

«Non si segnalano aumenti dei canoni in seguito all’introduzione dell’Imu, imposta che ha contribuito invece a incrementare l’offerta di immobili in affitto e a rendere i proprietari più orientati a garantirsi continuità dei pagamenti, dunque a proporre contratti vincolanti. A essere penalizzate sono le categorie più deboli, che non possono garantire assicurazioni solide». Come reagisce Alba? «Il flusso turistico garantisce introiti sicuri ai proprietari degli alloggi. Arrivano sempre più stranieri, che pagano senza difficoltà. Molti proprietari hanno ristrutturato gli immobili, adibendoli a bed&breakfast. Sul fronte delle compravendite, invece, pure ad Alba assistiamo a una dinamica preoccupante. Sempre più giovani cercano abitazioni, ma le banche non concedono mutui. Come sul fronte nazionale, tra i soggetti che non riescono ad accedere al credito troviamo i monoreddito e gli immigrati, gli studenti e i lavoratori fuori sede».

Nel 2013 le cose miglioreranno?

«Impossibile. Per almeno due o tre anni non torneremo alla normalità. Fino a quando cioè le banche non cambieranno posizione e il mercato del lavoro non saprà “scongelarsi”, i proprietari si muoveranno con cautela e le fasce deboli non riusciranno facilmente ad accedere alla casa».

m.v.

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