Elezioni: cos’è oggi l’Italia?

Egregio Signor Direttore buongiorno.
Ci avviciniamo alle prossime elezioni politiche, dove verrà riscritto il nostro futuro, e qui nasce questa mia riflessione:
Cos’è l’Italia? L’Italia sono due ragazzi che camminano abbracciati, lei con i tacchi e una borsetta in tinta con le scarpe, lui con i capelli piastrati, che sciolgono il loro abbraccio per evitare di calpestare tre buste di spazzatura sfuggite al mucchio, e finite in mezzo alla strada, e poi si ristringono. Come nulla fosse.
L’Italia è un comune sciolto per mafia, con le strade già strette, ridotte ancora dai cumuli di spazzatura, che ti ingiunge, per posta, l’integrazione Tarsu per un servizio che non ti dà. E tu, costretto paghi.
L’Italia è quel che resta dopo un ventennio di catechismo che ha insegnato all’italiota il senso dell’ignavia. “Noli me tangere”. Non toccarmi. Che tutto stia lontano da me, in modo che io possa sentirmi alto e distante, non appartenente.
Quando poi, anche in modo brusco si ricade a toccare l’Italia con tutti e due i piedi, allora arriva il tempo del lamento, ma è sempre un lamento soffocato, pieno di rabbia sbraitata e che si spegne come una luce con un interruttore.
L’arroganza del potere l’abbiamo in qualche modo legittimata noi, continuando a sentirci sempre distanti dalle tragedie altrui, che al massimo son servite a rassicurarci avendo ancora un tetto sulla testa, un letto in ospedale, la carta igienica da comprare perché nostro figlio, a scuola, potesse usarla all’occorrenza.
Il catechismo all’obbedienza e all’impotenza, ribadita fino allo sfinimento in quella frasetta che a tutti almeno una volta è scappata: “Tanto son tutti uguali, cosa possiamo farci noi?” Così abbiamo assistito ad anni e anni di ruberie, divenute sempre più spregiudicate, sempre più plateali fino ad abituarci e addirittura rassicurarci. La spazzatura per strada? Normale, in Italia rubano tutti … La mafia in Parlamento? Normale, l’Italia la mafia è sempre stata a Roma. Il nepotismo? Normale, in Italia tutti se possono aiutano il parente, figuriamoci quelli là.
Oggi dopo tanti anni di storia vissuta, siamo ancora qua con le stesse domande, con gli stessi problemi aggravati dalla rapina perpetua, e persino con le risposte che non abbiamo mai voluto darci veramente, ma sempre con la stessa speranza: che arrivi il nuovo Messia a portarci nella terra promessa, e non importa che egli sia un giudice o un giullare, l’importante è che sia diverso in un mondo dove tutti sono uguali.
Il futuro lo stanno scrivendo in questi giorni, in cui cercano di occuparci in altre discussioni affascinanti: “Che ne sarà di Corona? Arriva oggi in Italia?” Poi ci saranno i giorni della passione: “Corona ha passato la prima notte in carcere”. Dopo arriveranno anche le foto della cella, le petizioni, i diari del povero carcerato che lotta per tutti i carcerati. Poi sarà deputato.
Nel frattempo, c’è l’integrazione Tarsu da pagare. Sul tavolo del governo c’è il problema Monte dei Paschi, la banca che non si può proprio far fallire. C’è da salvare un’altra volta l’Alitalia, che una non era bastata. E ci sono i ricatti dell’Ilva, che anche là non si riesce a capire quale morte sia meglio augurare.
Ma di questo è meglio non parlare, son talmente tanti quei soldi che noi non riusciamo nemmeno ad immaginarli, noi che con venti euro ci dobbiamo pure arrangiare.
Continuiamo a discutere delle cose che ci piacciono di più, e soprattutto quelle che ancora riusciamo a comprendere: è giusto che un ricattatore vada in galera per sette anni, mentre i criminali della politica rimangono liberi di continuare a delinquere è decidere chi mandare al Quirinale per lo stesso tempo? È giusto che un magistrato faccia politica? Che male c’è se a un vecchio piacciono le donne giovani?
Tanto in Italia siamo tutti più o meno “ugualizzati”.
Pietro La Rosa, Diano

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