Federico Eusebio il padre dell’archeologia albese a cent’anni dalla morte

Al numero 20 di via Vittorio Emanuele, il 14 dicembre 1852 nasce il pioniere dell’archeologia moderna albese: Federico Eusebio. Allievo – forse il primo in linea temporale tra i più celebri – del ginnasio Giuseppe Govone, completa il liceo al Gioberti di Torino. Laureato in lettere (anzi, in Belle lettere), a trent’anni è professore all’Università di Genova. Arrivato nel mondo accademico a un’età nella quale oggi si è al più assistenti, nel capoluogo ligure compirà tutta la carriera: ordinario di letteratura latina, quindi archeologia, ricopre le cariche di preside della Facoltà di lettere e filosofia e di direttore della scuola di magistero. Se fosse per la sua pur brillante attività di insegnamento Federico Eusebio sarebbe una sbiadita memoria, in una città – Alba – che ha mai abbondato di volontà nel conservare e valorizzare testimonianze del passato, più o meno recente, se non per l’iniziativa e il lavoro di (pochi) benemeriti. Ma Eusebio è il capostipite di questi ultimi. Usò, supponiamo, il proprio prestigio per convincere il riluttante Comune a ospitare, in una stanza del liceo, le raccolte di reperti – epigrafi, monete, manufatti – fino ad allora disperse e a dare sempre nuovo impulso, di persona, alla raccolta. Continuò a interessarsi delle tracce dell’Alba antica fino alla morte, giunta nell’estate di cent’anni fa, il 25 luglio 1913. «Fu un precursore nell’interesse verso la storia locale», dice Luisa Albanese, direttrice del museo, «in un tempo in cui questa era poco o nulla considerata. E lo fu nel non lasciarsi scoraggiare nel tentativo di fondare il museo. L’eccezionalità della sua opera è testimoniata dal fatto che quando morì la sua “creatura” morì con lui, nel senso che decadde, nella cura e nell’interesse della città, per molti anni. Una particolarità di Eusebio fu la scarsità di pubblicazioni, in rapporto alla mole di materiale prodotto e alle sue notevoli capacità». A Federico Eusebio – e ad altri protagonisti dell’archeologia albese come il barone Vernazza, Giovanni Battista Traverso, Pinot Gallizio – sarà dedicata una mostra. Ed è in preparazione un convegno. Il museo inizia l’anno del centenario del proprio fondatore rimanendo aperto anche a gennaio per offrire ulteriori proposte ai visitatori della mostra dedicata a Carlo Carrà dalla fondazione Ferrero. Il museo sarà chiuso a febbraio, salvo che in occasione di iniziative già programmate. Evisto il seguito, Alba sotterranea, la visita guidata da un archeologo alle vestigia romane e medievali sparse per il centro, diventa “permanente”, nel senso che è possibile, ogni prima domenica del mese, su prenotazione di gruppi di almeno una dozzina di persone.

«Sta terminando il corso seguito da 25 ragazzi del Liceo linguistico, che faranno accoglienza e assistenza ai turisti stranieri in visita al museo», spiega Luisa Albanese. Alle scuole «di ogni ordine e grado » è dedicato il concorso collegato alla mostra I tesori del Tanaro: gli studenti sono invitati a produrre temi, disegni, relazioni e riflessioni, oltre a dare un nome alla balena e al proboscidato che sono oggetto dell’esposizione.

p.r.

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