Gaudium et Spes

LA RILETTURA DI UN EVENTO STRAORDINARIO DA PARTE DI MONS. SEBASTIANO DHO, VESCOVO EMERITO DI ALBA

Fede e cultura. Tutto l’uomo chiamato in causa per vivere da credente. Tra i problemi più urgenti scelti dal Concilio quali temi da affrontare nella 2ª parte della Gaudium et Spes, dopo la famiglia, viene trattata la promozione della cultura precisamente nei nn. 53-62. Come già detto, la riflessione su questi argomenti sempre più complessi è sintetica ma profonda, volta all’essenziale come pensiero, e insieme molto concreta quanto alle applicazioni d’impegno per i cristiani. I punti più importanti sembrano essere questi: che cosa intende il Concilio per cultura; fede e cultura nei loro molteplici rapporti; alcuni doveri per i cristiani circa la cultura.

1. Natura e cultura sono strettamente connesse

È bene precisare che quando si parla di cultura non si deve pensare subito e unicamente a qualcosa di accademico riservato agli intellettuali, ma, invece, a un importante dato della vita umana per tutti. Il Concilio, infatti, subito afferma: «Con il termine cultura si vogliono indicare tutti quei mezzi con i quali l’uomo affina e sviluppa le molteplici capacità della sua anima e del suo corpo, procura di ridurre in suo potere il cosmo stesso con la conoscenza e il lavoro, rende più umana la vita sociale, sia nella famiglia che in tutta la società civile, mediante il progresso del costume e delle istituzioni; infine, con l’andare del tempo esprime, comunica e conserva nelle sue opere le grandi esperienze e aspirazioni spirituali, affinché possano servire al progresso di molti, anzi di tutto il genere umano » (GS n. 53). La citazione è lunga ma necessaria poiché spiega questa dimensione fondamentale della vita, per cui volenti o nolenti viviamo di natura e di cultura e perciò è indispensabile rendersene conto e assumersene le relative responsabilità, come uomini e come cristiani. Il testo poi, ci ricorda che esiste una pluralità di culture, diverse tra loro, senza poter stabilire quale sia superiore o inferiore, se non in rapporto al rispetto e alla promozione della dignità dell’uomo, ma di tutti, e quindi ai suoi diritti inalienabili; così pure il Concilio già allora (1965!) invitava a rendersi conto che stava cambiando profondamente la cultura di massa (così la chiama) e che si stavano affacciando sulla scena mondiale nuove culture con relativi nuovi stili di vita, condizionati dai mass media! (GS n. 54). Se pensiamo a quanto stiamo vivendo ora con la cosiddetta cultura informatica dobbiamo riconoscere che il Concilio è stato veramente profetico.

2. Rapporti diretti tra Vangelo e cultura

È ovvio che al Concilio interessa soprattutto ricordare e chiarire quali siano o almeno dovrebbero essere i corretti rapporti tra fede e cultura ai fini della vita cristiana personale, familiare e sociale, posto che, senza cultura, non si può vivere sia come uomini che come credenti. Questi i passaggi più significativi richiamati dalla Gaudium et Spes. Dio nella sua rivelazione biblica ha parlato nella cultura storica del tempo. Basti pensare alla Bibbia che riflette usi e costumi delle varie epoche vissute dai patriarchi, dai profeti a Gesù stesso, questo è il dato più importante, incarnato in un luogo, tempo, cultura ben precisi, accettando la lingua, i modi di vivere comuni; la Chiesa a sua volta sorta nel contesto ebraico si è inculturata nei vari popoli, dai greci e romani, ai barbari, alle nuove genti dell’America, dell’Asia, dell’Africa, rendendo, nelle varie lingue, la sua predicazione, liturgia, vita. A questo proposito il Concilio è chiaro e perentorio, quasi a fugare ogni ricorrente tentazione, anche oggi, di volere identificare il messaggio evangelico con una cultura (es. quella nostra occidentale). «La Chiesa, inviata a tutti i popoli, non è legata in modo esclusivo e indissolubile a nessuna razza o nazione, a nessun particolare modo di vivere, a nessuna consuetudine antica o recente. Fedele alla propria tradizione e nello stesso tempo cosciente della universalità della sua missione, può entrare in comunione con le diverse forme di cultura; tale comunione arricchisce tanto la Chiesa stessa quanto le varie culture» (GS n. 58).

3. I doveri dei cristiani e della Chiesa

Sulla base di questi princìpi comprendiamo quali siano i compiti e gli impegni presi dai credenti sia personalmente sia come comunità cristiana nei riguardi della promozione della cultura. Tenendo ben presente che è l’uomo in quanto tale e perciò ogni uomo senza distinzioni di sorta «l’artefice della cultura » (GS n. 55), innanzitutto «i cristiani, in cammino verso la città celeste, devono ricercare e gustare le cose di lassù; questo tuttavia non diminuisce, anzi aumenta l’importanza del loro dovere di collaborare con tutti gli uomini per la costruzione di un mondo più umano» (GS n. 57). Nel documento per l’Apostolato dei laici, il Concilio precisa ancora meglio: «Si sforzino i cattolici di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo. Entrino in dialogo con essi, andando loro incontro con prudenza e gentilezza e promuovano indagini circa le istituzioni sociali e pubbliche per portare a perfezione secondo lo spirito del Vangelo» (AA 14). Ma quale deve essere l’apporto specifico dei credenti ai fini di un vero «umanesimo integrale per cui eccellono i valori dell’intelligenza, della volontà, della coscienza e della fraternità che sono tutti fondati in Dio Creatore e sono stati mirabilmente sanati ed elevati in Cristo?» (GS n. 61). Esattamente ciò che sempre il Concilio afferma nella Lumen Gentium n. 13: «Siccome il Regno di Cristo non è di questo mondo, la Chiesa, cioè il popolo di Dio, introducendo questo regno sulla terra nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo,ma al contrario favorisce la vita dei popoli in ciò che essi hanno di buono e, accogliendolo, lo purifica, lo consolida ed eleva». In altre parole il dono della fede, e della grazia, non toglie nulla alla natura né la sostituisce, ma la perfeziona. Il rapporto giusto tra Dio e l’uomo non è quindi di concorrenza o alternativa, ma di pienezza, per l’uomo s’intende. Questi importanti compiti per la promozione della cultura da parte dei cristiani, che toccano tutti i battezzati, sono principalmente affidati in forza della vocazione propria e specifica agli uomini e alle donne laici, secondo scienza e coscienza, che ricevono a questo scopo una grazia particolare tipica del loro stato di vita.
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