LA PAGA di febbraio A RISCHIO

SOCIALE Ci addentriamo nel mondo delle cooperative senza presentire il senso di imminente “apocalisse” che accomuna gli interpellati. Gli operatori sociali hanno organizzato per la prossima settimana quella che potrebbe apparire una delle tante manifestazioni di protesta: scopriamo invece che potrebbe essere la battaglia decisiva, prima della caduta definitiva. Cooperativa sociale è solo u n ’ e t i c h e t t a per centinaia di educatori, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, infermieri e amministratori che lavorano per “prendersi cura” di anziani, disabili, malati psichiatrici, famiglie problematiche, alcolisti o tossicodipendenti. Un universo non privo di problemi organizzativi e macchie (vedi anche l’intervista della pagina accanto), ma unico per provvedere al benessere di persone “deboli”.

La maggioranza delle cooperative riceve i finanziamenti dal settore pubblico (Asl, Regione, Governo). Secondo i dati che ci ha fornito la Cisl albese, lavorano per conto delle Asl, dei consorzi e di altri soggetti pubblici più di 27 mila operatori piemontesi e quasi tremila cuneesi, tanto che Cuneo risulta, dopo Torino, la realtà più vitale del Piemonte. Ad Alba sono almeno quindici le cooperative sociali esistenti, migliaia gli utenti che beneficiano dei loro servizi.

Oggi, con la crisi economica e le decisioni politiche, questa gigantesca macchina sociale pare sull’orlo del precipizio: il taglio delle risorse nel 2012 varia tra il 5 e il 10 per cento della spesa, per una somma di quasi 40 milioni di euro a livello provinciale. Ma il vero dramma riguarda il ritardo nei pagamenti da parte del settore pubblico: si arriva fino a 400 giorni.

Emilia Arione, presidente del consorzio Sinergie sociali, che gestisce sette cooperative albesi, spiega: «Nel 2012 abbiamo incassato circa centomila euro su un milione e 800 mila. Siamo disperati. Per il rotto della cuffia abbiamo pagato stipendi e tredicesime. Ma non sappiamo se riusciremo a versare le buste paga di febbraio. Se il pubblico non sblocca i finanziamenti non c’è via d’uscita. È a rischio l’intero mondo cooperativo».

I rappresentanti delle cooperative, spiega Arione, si sono recati dal sindaco Maurizio Marello per lamentare la situazione. Nulla di fatto. «Non siamo aziende, non produciamo bulloni. Lavoriamo con e per persone. Gli ammortizzatori sociali non servono a nulla, non possiamo abbandonare gli utenti».

Che cosa accadrebbe nel caso in cui la Regione non intervenisse? Migliaia di utenti privi di sostegno assistenziale, medico, psicologico. Disoccupazione degli operatori, professionisti appiedati, un disastro sociale senza precedenti. Tanto che Consorzi, famiglie, utenti, lavoratori e amministratori scenderanno in piazza in duplice protesta. Il 2 febbraio a Cuneo, il 9 a Torino. Il presidente della Regione Roberto Cota dovrà rispondere.

Matteo Viberti

LA STORIA: Vale, un altro uomo senza niente

La storia di Vale è uno schiaffo imprevisto. Una delle tante biografie che ilmondodella cooperazione sociale, se venisse medicato a dovere, potrebbe aggiustare. Vale ha cinquant’anni, romeno. Capelli bianchi e fisico forte, occhi tranquilli e profondi. Scriviamo affinché qualcuno legga e si accorga della sua presenza fantasmatica, che girovaga per la città. Vale, lavoratore da una vita, le ha provate tutte. «Vivevo in Romania con due figli e mia moglie», spiega. «Per mancanza di prospettive sono venuto in Italia. Ho sempre lavorato, ero felice. A un certo punto mia moglie mi ha lasciato. Da allora sono cominciati i guai. Lei ha iniziato a bere. Per starle dietro ho perso l’occupazione. Sono tornato in Romania, poi di nuovo Italia. Per mesi ho trascorso le notti avvolto dai cartoni, sulle panchine, nei boschi attorno ad Alba. Trovavo rifugio nel sagrato di una chiesa, in un intercapedine, tra un marciapiede e un muro, una parete e l’altra».

La scorsa settimana Gazzetta d’Alba ha raccontato la storia di Ron (che un lettore ha aiutato: ora ha gli occhiali e ringrazia di cuore il giovane agricoltore che ha donato 250 euro per comprarli). Quella di Valerio è la triste replica. «Ho fatto molti colloqui ma non è facile per un uomo della mia età, per giunta straniero e senzatetto, trovare lavoro».

Da un mese Vale non dorme più per strada. Frequenta il Centro di accoglienza di via Pola 12, dalle sette di sera alle sette di mattino. Un pasto caldo, un letto su cui appoggiare la testa. Il resto della giornata in giro per la città. «Non mi fermo mai», dice con un sorriso. «Ho iniziato a fare volontariato in ospedale. Aiuto chi sta male». Ha detto: «Aiuto chi sta male».

m.v.

L’INTERVISTA: Gianpiero Porcheddu (Cisl): «Sono i poveri a fare credito alle Asl»

Parliamo con Gianpiero Porcheddu, sindacalista Cisl. La sua posizione professionale, vicina al mondo delle cooperative, consente di orientarsi.

Il mondo cooperativo è nato come sogno di soccorso e aiuto ai deboli. Cos’è cambiato?

«La cooperazione sociale ha conservato ben poco dell’originaria spinta ideale. Dalle prime cooperative di trent’anni fa, con pochi e fortemente convinti soci-lavoratori che operavano con scarse risorse economiche e con grande idealità, siamo arrivati a realtà di 2 o 3 mila soci, con fatturati di 50-70 milioni (tra le prime dieci più grandi cooperative italiane almeno 2 sono piemontesi) e azioni, nei confronti dei propri dipendenti o soci-lavoratori, non sempre in linea con i princìpi di mutualità e solidarietà».

Ora, al problema etico si aggiunge quello finanziario.

«Ho sollevato più volte la questione. Non possiamo permettere, come Cisl, che ci siano figli e figliastri per le Aziende sanitarie regionali: alcuni fornitori vengono pagati a 30-60 giorni, altri a più di un anno! I più poveri fanno credito all’Asl, i più ricchi – con le loro potenti lobbies – non si mettono mai in discussione».

Il 2 e il 9 febbraio scenderete in campo. Quali le richieste alla politica?

«Occorre la tempestiva costituzione di un tavolo concertativo con la presenza delle istituzioni, delle parti imprenditoriali, dei sindacati, del mondo creditizio e delle fondazioni bancarie, ma anche degli utenti. Questo tavolo deve individuare soluzioni prima che il sistema salti in aria, mettendo sulla strada migliaia di operatori e condannando la popolazione più debole. Occorre ragionare su un nuovo modello di welfare, che tenga conto delle risorse economiche a disposizione ».

Che succede ad Alba?

«La Provincia di Cuneo è tra le realtà che subiscono maggiori ritardi sui pagamenti delle fatture. Ma oggi anche queste cooperative sono con l’acqua alla gola. Ho telefonato ai dirigenti dell’Asl di Cuneo e di Alba-Bra per chiedere di attivarsi nell’immediato. Mi hanno assicurato un pronto intervento e l’impegno a individuare soluzioni. Occorre però una soluzione regionale. Ma occorre fare presto, molto presto».

m.v.

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