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BERSANI ha toppato facendo fuori RENZI

IL COMMENTO Vince la coalizione di centro-sinistra a livello nazionale, sia alla Camera sia al Senato. Per un niente, se non fosse che alla Camera quel niente le assicura un consistente premio di maggioranza. Al Senato quel niente è appunto un niente. E il centro-destra, che ha sfiorato l’auspicato sorpasso, gongola a causa del quasi miracoloso recupero. In Piemonte è pressocché lo stesso, sconfitta del centrodestra per meno che niente al Senato. In provincia di Cuneo, checché se ne dica, tra centro-destra e centro-sinistra, sia alla Camera che al Senato, ci sono almeno dieci punti a vantaggio della prima coalizione. Mario Monti e collegati risultano parecchio sconfitti, anche se non è una sorpresa. Un po’ meno in provincia di Cuneo. Ingroia se ne sta a casa.

Stravincono al di là di ogni più rosea previsione i grillini, i protestatari di un Paese alla deriva. Il loro programma irrealizzabile, se ne esiste uno. I loro esponenti emeriti sconosciuti in politica e fuori di essa, al di là di quelli noti alle cronache. Siccome hanno mai combinato nulla, può essere che producano più e meglio dei politici sperimentati finora. Almeno il beneficio del dubbio voglio concederglielo, a dispetto dell’arroganza e sufficienza con cui questi signori sentenziano nei confronti degli avversari.

Degli eletti o non eletti delle altre coalizioni o partiti non parlo, perché non è merito o demerito loro l’avvenuta o mancata elezione, semmai del caso determinato da una legge elettorale folle e ingiusta. Mi domando: Ingroia, che è rimasto significativamente a casa, tornerà a fare il magistrato, avrà questo “coraggio”? Non si può escludere. Per intanto, due osservazioni finali.

La prima: è onere di chi ha vinto, il centro-sinistra, di governare, preoccupandosi eventualmente di rafforzare la maggioranza, che sostanzialmente al Senato non esiste, né forse esisterebbe anche se avesse qualche decina di senatori in più. Potrebbe darsi che, se si vogliono promuovere alcune riforme necessarie al bene del Paese, occorra una grande coalizione, a meno di pensare che i grillini siano affidabili. Ma modificare radicalmente la struttura architettonica dello Stato – non è infatti solo questione di fisco – esige un governo solido, ben capace di vedere che, se non si riforma radicalmente la burocrazia pubblica, il Paese morirà inevitabilmente. Tutti parlano di spostare o redistribuire diversamente le risorse esistenti, sempre più compresse. Nessuno pensa che se, invece, non si creano nuove risorse e ricchezze, salvaguardando e stimolando le imprese, anziché criminalizzandole, il reddito risultante da una “decrescita infelice” non può essere redistribuito in favore di chi è più in difficoltà.

La seconda: è consapevole il buon Pierluigi Bersani, il quale a quanto pare ha perso a casa sua, del fatto che, sacrificando l’interesse al ricambio generazionale di un’intera classe politica, col “far fuori” Renzi dall’agone parlamentare a vantaggio delle ambizioni personali sue e/o di uno stantio e superato organico di partito, alla fine ha gravemente compromesso l’interesse generale alla stabile governabilità di un Paese?

Giuseppe Rossetto

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