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Mensa: un pasto su quattro se lo mangia la crisi

SOCIALE Un riscontro di quanto sia reale la crisi economica e occupazionale vissuta da tante famiglie si può avere anche da numeri non direttamente collegati agli stipendi o ai consumi.

«Esaminando il primo consuntivo economico della mensa scolastica comunale (relativo al periodo da settembre a dicembre)», sottolinea il sindaco Bruna Sibille, «tra le altre cose emerge che l’incasso teorico (dato dal numero dei pasti per il loro costo all’utente a prezzo pieno) viene ridotto di quasi il 25%, per effetto delle riduzioni accordate alle famiglie comprese in fasce di reddito basse e ultimamente per le numerose esenzioni ai lavoratori in cassa integrazione. Si tratta di una politica sociale di cui siamo fieri, anche se non se ne parla molto».

Oltre a chi ha redditi bassi, stante lo stato di crisi economica e lavorativa, l’Amministrazione comunale ha deciso da tempo di venire incontro alle famiglie che hanno uno o entrambi i genitori in cassa integrazione ordinaria o straordinaria o in deroga, in mobilità, in disoccupazione ordinaria, in cassa integrazione non a zero ore.

L’assessore Gianni Fogliato, con deleghe alle politiche della famiglia, bilancio, finanze, servizi sociali e volontariato, spiega: «Fin dal nostro insediamento, seguendo quanto previsto nel nostro programma elettorale, abbiamo scelto di non essere indifferenti alle situazioni di disagio economico che purtroppo si moltiplicano a causa della crisi, ma di dare un aiuto concreto per quanto nelle possibilità del Comune. Attualmente sono oltre 400 le famiglie che usufruiscono di queste agevolazioni».

Aggiunge Fogliato: «Intanto abbiamo anche lavorato per contenere i costi del servizio mensa senza ridurre la qualità dei pasti, registrando inoltre un incremento dell’utilizzo del servizio. Infine con il nuovo sistema del “prepagato”, basato sulla carta ricaricabile “School card”, abbiamo ridotto notevolmente la morosità nei pagamenti, ma vigiliamo comunque costantemente per impedire che qualcuno faccia “il furbo”».

Diego Lanzardo

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