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Venti candeline per i Cam

GIOVANI Sotto la buccia si agita un mondo riservato, che ogni pomeriggio – dopo che scuole e licei chiudono i cancelli – raduna centinaia di ragazzi, crea apprendimento, incontro, promuove crescita. Non solo doposcuola, ma anche fabbrica di socializzazione, laboratorio di cultura, organismo di prevenzione del disagio socio-familiare e di contrasto all’emarginazione.

Una macchina estesa, suddivisa in innumerevoli centri uniti dal nome: Cam, Centri di attività per minori (di etàcompresa tra i 6 e i 14 anni). Il Consorzio socio-assistenziale gestisce il servizio,manovra i fili di questo microuniverso che compie 20 anni. Nato nel 1993, per il Cam è tempo di festeggiare, di tirare somme, mostrare i risultati raggiunti. Perciò il Consorzio socio- asistenziale tra due mesi racconterà la storia dei centri, organizzando un convegno.

Pure Gazzetta omaggia l’esperienza, dedicandole uno spazio. L’intento non è celebrativo, ma riflessivo. Perché oggi, tempo di taglio ai finanziamenti, iCamrischiano l’estinzione. Il Consorzio riceve sempre meno risorse, è per il rotto della cuffia che il servizio sopravvive.

Abbiamo incontrato Nicola Conti, responsabile dell’area minori e famiglia del Consorzio. Le sue parole: «I Cam sono nati per dare respiro alle famiglie con difficoltà organizzative dovute al lavoro, per accogliere i bambini. Oggi i centri svolgono molteplici funzioni educative, sociali e culturali. Gli operatori lavorano animati da vera “passione”. I Cam coniugano realtà parrocchiali, giovanili, del volontariato, assistenziali». Undato: nel bacino del Consorzio albese si registra un solo caso di inserimento diun ragazzo in comunità (ogni inserimento costa 50 mila euro l’anno). I Cam garantiscono insomma una prevenzione del disagio senza pari, con ingente “risparmio” su una prospettiva a lungo raggio.

Matteo Viberti

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