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Doc Alba, qualcuno l’ha vista?

VINO La vendemmia2012 era pronosticata come scarsa. Almeno, così erano le previsioni prima della raccolta e anche nelle fasi immediatamente successive. In questi giorni sono stati resi noti i dati relativi al nostro territorio, grazie alla collaborazione del consorzio “Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero”, che ha elaborato i valori economici delle superfici vitate al 31 dicembre 2012 e delle produzioni effettive della vendemmia 2012.

Ne è scaturita una tabella che riporta i valori citati relativamente ai vini doc e docg e sulla quale si possono sviluppare interessanti considerazioni. Prima di tutto, nell’albese non c’è stata la forte riduzione che si temeva rispetto al 2011. Gran parte dei vini evidenzia un incremento di produzione rispetto all’anno prima e per varie ragioni. Alcuni vini hanno fatto segnare, nel passaggio dal 2011 al 2012, anche un aumento della superficie vitata. In questi casi, l’incremento è legato proprio all’evoluzione positiva del potenziale produttivo. È il caso di Barolo, Barbaresco, Roero Arneis, Verduno e Langhe. Ma, per la precisione, va detto che l’incremento produttivo del 2012 sul 2011 è rimasto inferiore alla crescita del vigneto. Questo significa che, a livello del singolo ettaro, la produzione 2012 è stata comunque un po’ più bassa del 2011. In molti di questi vini, poi, il ricorso ai diradamenti estivi è entrato nella pratica comune e ciò contribuisce a ridurre gli sbalzi produttivi tra le annate.

Altri vini, poi (i vari Dolcetto, la Barbera d’Alba, il Roero e il Nebbiolo d’Alba), non riescono ancora a sfruttare il loro potenziale produttivo e una parte del loro vigneto continua a produrre vini a denominazioni inferiori, se non addirittura quei vini che un tempo si definivano “da tavola”. Questi vini, nel 2012, hanno tenuto un comportamento molto diversificato: un trend positivo sembra essere quello del Dolcetto d’Alba e del Diano d’Alba, che hanno segnato significativi incrementi di produzione. Molto simile è la condizione della Barbera d’Alba, che accresce la produzione nonostante la riduzione degli impianti. Coerente con questa tendenza è il Roero, che segna una crescita del vigneto e al tempo stesso una riduzione delle bottiglie prodotte.

Un po’ più articolato è il caso del Dogliani e del Dogliani Superiore, entrambi a docg. Sia il vigneto che la produzione reale segnano una flessione, ma questo può ancora essere legato alla fusione tra Dogliani e Langhe monregalesi avvenuta un paio d’anni fa e che forse non è ancora stata del tutto metabolizzata. La stessa rinuncia al termine Dolcetto nella denominazione può aver creato qualche contraccolpo nel breve periodo, ma nel medio termine si rivelerà una scelta opportuna. Un discorso a parte merita la doc Langhe, di cui disponiamo solo dei dati aggregati. Il trend segna valori positivi più come superficie che come produzione e questo è giustificabile. Nel 2012, considerato che le previsioni stimavano una resa inferiore al 2011, molti vinicoltori hanno finalizzato la loro produzione alle denominazioni di primo livello (dal Barolo fino al Dogliani tanto per intenderci). In prospettiva, però, le cose potrebbero cambiare. Ci potrebbero essere varie decisioni di declassamento di quantità di vino dalle denominazioni di primo livello proprio alla doc Langhe col conseguente incremento della sua produzione. Si tratta di una dinamica che rientra nelle normali scelte di cantina. Nella tabella mancano i dati di vini (Asti e Moscato d’Asti, Alta Langa, Colline saluzzesi, Piemonte, Cisterna) le cui responsabilità di gestione appartengono ad altri consorzi.

Abbiamo lasciato per ultimo il commento sulla doc Alba. I dati riportati in tabella (2,92 ettari e 24.173 bottiglie prodotte) la classificano come una realtà insignificante e pongono una domanda concreta: era il caso di mettere in piedi tutto il procedimento tecnico e organizzativo che ha richiesto il riconoscimento di una nuova doc per poi constatare che questa nuova denominazione interessa a così pochi produttori? Ricordare che l’avevamo detto, e in tutti i modi possibili, oggi è una magra consolazione.

Giancarlo Montaldo

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