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Mondo cerca soluzioni alla crisi

L’INTERVISTA Un gigante made in Alba si piega al vento della congiuntura economica, pur confidando di sconfiggere il momento di crisi. La Mondo spa ha depositato presso il Tribunale di Alba la richiesta di concordato con riserva ai sensi dell’articolo 161, comma 6, della legge fallimentare. «Il passo si è reso necessario per la concomitanza di un contesto economico che ha segnato negativamente gli andamenti del fatturato, rendendo oltremodo difficile incassare dai clienti e dalle pubbliche amministrazioni italiani», ha spiegato a Gazzetta Federico Stroppiana, amministratore delegato di Mondo Group, precisando «l’immutato impegno della famiglia che, insieme al management, opererà per riportare l’azienda in una condizione di stabilità finanziaria ». La notizia ha creato non poco sconcerto ad Alba, perché il piano di ristrutturazione del debito – di cui, al momento in cui scriviamo, non si conosce l’entità – potrebbe significare anche riorganizzazione degli organici e dismissione di rami di azienda. Ecco le risposte di Stroppiana alle nostre domande.

In che cosa consiste lo strumento del concordato con riserva, Stroppiana?

«La misura di concordato “con riserva” permette all’azienda di ristrutturarsi, pur continuando a produrre e vendere. Questo strumento è un’aggiunta alla legge ed è accessibile solo da giugno dello scorso anno. Esso prevede la definizione di un piano da presentare al tribunale in un tempo stimato in 120 giorni. A questo seguirà una votazione da parte dei creditori e, dopo un tempo di circa sei mesi, la pubblicazione da parte del tribunale dell’eventuale omologa. Il processo richiede quindi circa un anno. L’intento è di mantenere la continuità aziendale e di cercare una risoluzione rapida della situazione venutasi a creare».

Quali sono i problemi della Mondo?

«L’improvvisa crisi, causata, soprattutto in Italia, dalla contrazione del mercato, combinata con il peggioramento dei pagamenti sia della pubblica Amministrazione che degli altri clienti».

Come si rifletteranno sull’occupazione?

«Il piano che svilupperemo dovrà rispondere a questa domanda».

L’albese resterà uno snodo importante per Mondo?

«Non abbiamo mai considerato di spostare all’estero nessuna delle attività del Gruppo Mondo attualmente in Italia, nonostante l’Italia stia perdendo importanza come mercato di riferimento per il gruppo».

Lo sblocco dei debiti da parte dell’Amministrazione pubblica potrà aiutare?

«Senza ombra di dubbio».

Come giudica la contingenza economica attuale?

«La crisi economica e finanziaria che si è venuta a creare non concede molto spazio a Paesi e aziende che non sono in grado di competere a tutti i livelli con quelle realtà che invece si muovono in modo molto più flessibile. L’accesso al credito nega a molte aziende le risorse necessarie per esportare in quei mercati che tuttora offrono ancora discrete opportunità di crescita, come le Americhe, i Paesi dell’Est europeo e quelli del Far East. Opportunità che le aziende possono solo cogliere se continuano a innovare i loro prodotti e servizi per renderli allettanti in questi nuovi mercati. Questo mette in evidenza una delle grandi mancanze dell’Europa e dell’Italia in particolare, cioè l’assenza di aiuti per finanziare e promuovere la ricerca e l’innovazione».

Che cosa dovrebbe fare il nostro Paese per uscire dall’impasse?

«L’Italia deve rapidamente formare un Governo stabile e operativo, che a breve immetta fiducia e finanze nel sistema per far ripartire l’economia e, a medio e lungo tempo, attui le riforme necessarie a dare potere di crescita alla nostra economia. L’attuale situazione di totale stallo rende il nostro Paese e le sue aziende nettamente in difetto da un punto di vista di competitività verso quelle di altri Stati – industrializzati ed emergenti – e oltremodo vulnerabili al clima di crisi globale che persisterà a medio termine».

Maria Grazia Olivero

IL SINDACATO Un fulmine a ciel sereno

«Un fulmine a ciel sereno». Commenta così, Michele Penna, Filctem-Cgil, la decisione della Mondo di presentare al Tribunale di Alba la domanda di concordato con riserva. «Sapevamo dei problemi di liquidità, segnale delle acque tormentate nelle quali l’azienda si trova e riconducibili ai ritardi dei pagamenti da parte delle Stato, oltre ai cali produttivi dettati dalla situazione economica globale, ma la notizia ci ha colto di sorpresa», ha commentato il sindacalista. «Il concordato prevede sessanta giorni di tempo (oltre a un ulteriore periodo di due mesi), durante il quale l’azienda organizzi un piano efficace di ristrutturazione del debito, consentendo in via immediata effetti protettivi sul patrimonio. La ristrutturazione potrebbe portare alla chiusura di stabilimenti non primari. I lavoratori, attualmente soggetti a cicli di cassa integrazione ordinaria richiesta dall’azienda per via dei cali produttivi di taluni prodotti, non rischiano lo stipendio, perché il concordato ha come presupposto che l’attività prosegua, portando a termine le commesse». Domani, mercoledì 10 aprile, i sindacati avranno un incontro con l’azienda.

cr.bo.

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