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Speranza fondata sulla fede

“Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede”: è il tema del messaggio che Benedetto XVI aveva preparato per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra ormai da 50 anni nella quarta domenica di Pasqua, domenica di Gesù Buona Pastore. Giornata, scriveva papa Ratzinger, «che bene si inscrive nel contesto dell’Anno della fede e nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il servo di Dio Paolo VI, durante l’assise conciliare, istituì questa Giornata di invocazione corale a Dio Padre affinché continui a mandare operai per la sua Chiesa».

È doveroso qui ricordare la felice intuizione che ebbe papa Montini, riportando un tratto del suo radiomessaggio per la prima Giornata (12 aprile 1964): «Si alzi al Cielo la nostra preghiera dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle comunità religiose, dalle corsie degli ospedali, dallo stuolo dei bimbi innocenti affinché crescano le vocazioni e siano conformi ai desideri del Cuore di Cristo». Una preghiera corale che trova le sue radici nel Vangelo, tanto più necessaria oggi, dal momento che «il problema del numero sufficiente dei sacerdoti tocca da vicino tutti i fedeli: non solo perché ne dipende l’avvenire religioso della società cristiana, ma anche perché questo problema è il preciso e inesorabile indice della vitalità di fede e di amore delle singole comunità parrocchiali e diocesane».

Fede e amore sono esattamente i pilastri sui quali Benedetto XVI ha costruito il suo messaggio. «In che cosa consiste la fedeltà di Dio alla quale affidarci con ferma speranza? Nel suo amore. Egli, che è Padre, riversa nel nostro io più profondo, mediante lo Spirito Santo, il suo amore. E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente».

Ai giovani per primi è rivolto il messaggio pontificio, con l’invito a riflettere su che cosa sarebbe la loro vita senza questo amore. «Cari giovani, non abbiate paura di seguire Gesù Cristo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell’impegno generoso. Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a rendere ragione della speranza che è in voi».

Fede come relazione profonda con Gesù. «Le vocazioni sacerdotali e religiose nascono dall’esperienza dell’incontro personale con Cristo, dal dialogo sincero e confidente con lui, per entrare nella sua volontà». Questo comporta un atteggiamento di ascolto e meditazione della Parola, inserimento e partecipazione alla vita di comunità cristiane che vivono «un intenso clima di fede, una generosa testimonianza di adesione al Vangelo, una passione missionaria che induca al dono totale di sé per il Regno di Dio».

Preghiera costante: è la condizione indispensabile e sicura che «fa crescere la fede della comunità cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo e lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza per il mondo».

Preti compagni di viaggio. L’auspicio finale del Messaggio – che deve diventare preghiera per tutti noi – è che «non manchino sacerdoti zelanti, che sappiano accompagnare i giovani quali “compagni di viaggio”, per aiutarli a riconoscere, nel cammino a volte tortuoso e oscuro della vita, il Cristo, via, verità e vita, per proporre loro, con coraggio evangelico, la bellezza del servizio a Dio, alla comunità cristiana, ai fratelli».

Giovanni Ciravegna

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