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COLLINE da preservare

URBANISTICA Dici Alba e intendi vino e tartufo. Impossibile non legare i prodotti agricoli d’eccellenza al destino della città, così come non è possibile chiudere gli occhi davanti alle colline e ai fiumi, che sono stati i veri fattori guida dell’espansione urbana nel corso dei secoli. Gli estensori del nuovo Piano regolatore generale si sono trovati davanti alla dualità del territorio albese: da una parte la città costruita da case a due piani realizzate nel fondovalle e raccolte attorno alle arterie di comunicazione; dall’altra le pendici delle colline con un manto di vegetazione nobilitato da coltivazioni pregiate. Si tratta delle due facce, di eguale pregio, della realtà economica cittadina. Per questo il nuovo Piano regolatore punta a preservare, con ogni cura, questa bivalenza, con un occhio al possibile riconoscimento della tutela mondiale dell’Unesco per il patrimonio viticolo e l’altro occhio rivolto alle esigenze di chi dalla terra trae il suo reddito. Seguendo il filo conduttore della razionalizzazione si è arrivati a raccogliere tutte le zone agricole, la cui superficie totale sfiora i due terzi del territorio comunale, in tre grandi famiglie: le zone ad alto valore agronomico collinari, le zone di pregio di pianura e le zone marginali.

Nelle zone di pregio collinare il piano mette al primo posto la tutela degli «elementi diffusi di qualità del paesaggio, degli edifici e degli assetti vegetazionali». Qui si potranno realizzare nuove costruzioni o recuperare (con ampliamenti minimi) quelle esistenti, soprattutto a fini agricoli, ma ogni intervento edilizio deve farsi carico dell’inserimento paesaggistico dei nuovi volumi realizzati. Molto simili le prescrizioni per le zone agricole di pianura comprese nelle zone di pregio a produzione specializzata, individuate soprattutto a Piana Biglini e Vaccheria, che non sono soggette a norme specifiche per l’inserimento ambientalema dovranno avere cura soprattutto dell’assetto idrico superficiale. Nelle zone di pregio sono ammesse anche destinazioni d’uso legate alla ristorazione. Piccole zone agricole marginali, ormai a ridosso delle case, sono state individuate in corso Cortemilia, Piana Biglini, Mussotto, Altavilla e corso Europa dove l’edificazione diffusa ha compromesso l’estensione della zona agricola: qui il piano impone norme per rendere compatibile l’attività rurale con il vicino tessuto urbano, tant’è che viene concessa la possibilità di insediare attività produttive per la cura delle persone quali centri estetici, parrucchiere e centri fisioterapici. Per tutte le zone agricole gli edifici saranno alti, al massimo 7,5 metri e potranno occupare una piccola parte della superficie aziendale. Infine è prevista anche una zona boscata, o coperta da vegetazione spontanea, in cui non è ammessa attività agricola e dove gli interventi edili sono molto limitati e devono garantire la conservazione della vegetazione e dei corsi d’acqua.

Un parco lungo il Tanaro

Alba non finisce dove ci sono i cartelli con il nome della città ma fa parte di una conurbazione che si estende fino a Bra e Cherasco ed è cucita dal corso del Tanaro. Proprio il fiume è quello che nel corso dei secoli ha fornito possibilità di sviluppo ma anche grattacapi, tant’è che nelle prime righe della relazione illustrativa al Piano regolatore si legge: «L’ampia striscia interessata (e minacciata) dal corso del Tanaro è il luogo dove l’equilibrio tra i fattori naturali e artificiali è ancora da raggiungere». Riconciliare la città con il fiume è una delle grandi sfide che si pone il nuovo Prg, nel senso che è indispensabile programmare e progettare con cautela, per difendere dalle future inondazioni l’abitato che ha, a un passo dal fiume, la maggior parte delle attività produttive e le vie di comunicazione strategiche. Ecco che nasce l’idea di un parco territoriale, soprattutto lungo la riva destra del fiume, che è quella meno compromessa dall’urbanizzazione e quella naturalmente collegata alle colline di Langa. Un parco naturale che vada oltre ai confini comunali estendendosi da Govone fino a Cherasco. Non si tratta di un sogno, poiché Alba ha deciso dimettere nero su bianco la realizzazione di tale parco naturale, inserendo tutta la fascia non urbanizzata attorno il fiume, compresa nei confini comunali, in una zona “per parchi urbani e territoriali”, disciplinandola con l’articolo 58 delle norme di attuazione del piano. Si tratta di un vincolo che si applica ad alcune aree agricole di significato strategico (oltre all’estesa zona toccata dal Tanaro Alba ha inserito la collina dell’Enologica, quella di San Cassiano e la parte finale del corso del Cherasca) in cui resta confermata la natura agricola, ma per le quali sono ammessi interventi pubblici o privati volti a migliorare le condizioni di accessibilità e fruibilità, andando a creare un grande e bel contenitore di percorsi sportivi e ricreativi immersi nella natura. Nel parco continueranno a convivere l’utilizzazione agricola già in atto e altre attività umane compatibili con l’idea, in attesa che anche i Comuni vicini, già sollecitati in merito, facciano gli opportuni passi nella stessa direzione.

g.s.

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