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Se al TELEFONO c’è un AMICO

ANNIVERSARIO «Ci rivolgiamo a chi ha problemi, a chi non sa con chi parlare, a chi vorrebbe sentire il parere di qualcuno. È possibile chiedere l’aiuto di un amico sincero, fidato, responsabile, disinteressato. Basta chiamare il Telefono amico dalle 20.30 alle 22.30 di ogni giorno». Così scriveva Famiglia cristiana nella rubrica Cara Famiglia, ad aprile del 1984. Si trattava di un appello del coordinamento di Telefono amico, il servizio nato ad Alba circa un anno prima, nel 1983: trenta volontari a portata di squillo telefonico, a patto dell’anonimato, pronti a un consiglio o a una parola di conforto per chiunque ne avesse bisogno.

Per tre decenni i volontari – educatori, insegnanti, impiegati, genitori, sacerdoti – si sono alternati alla cornetta e, senza chiedere nulla e far rumore, hanno ascoltato le mille voci di un’Italia in solitudine, che aveva, che ha ancora, bisogno di aiuto. Certo, oggi, invece della cornetta c’è il cellulare o il computer. Eppure l’assenza di affetti e il mal di vivere si manifestano più che mai, accanto ai problemi di sempre, alla crisi che annienta la speranza, alla strada in salita per tanti, giovani e anziani. Per questo i trenta volontari sono ancora lì, con volti differenti, intenti a nuove parole di conforto, rivolte a persone alla ricerca, anime semplici o esperte della vita, uomini e donne. Basta comporre il numero 017344.03.22 (oppure 017329.33.33) e si troverà una voce amica tra il centinaio di persone che si sono avvicendate per 365 giorni all’anno lungo tre decenni e vogliono farlo ancora (per messaggi scritti si può inviare a: T.A.V.A., Casella postale 21, 12051 Alba).

Alla vigilia della festa del 2 giugno quando al centro Bakhita di via Pola ci si riunirà per una Messa alle 18 e un momento di riflessione – don Paolo Rocca, storico coordinatore di Telefono amico, ne traccia un bilancio: «Il prezioso volontariato di Telefono amico, fatto di prudenza, intelligenza, intuito, pazienza, empatia, fortezza, è nato ad Alba trent’anni addietro e subito, per una serie di felici circostanze, si è diffuso ed è stato coinvolto da chiamate provenienti da tutta Italia e anche da fuori». È ancora don Paolo a spiegare: «Tante cose possono cambiare, le persone, le metodologie e le tecniche, ma la spinta a dare paziente ascolto a un fratello che chiama per raccontare un dolore, sconfiggere la solitudine o trovare conforto al male di vivere resta la medesima». Infine il ringraziamento, che don Paolo vuole inviare proprio a tutti: «Grazie al Signore, alla Madonna, ai santi protettori Giuda Taddeo e Vincenzo De Paoli, ai Vescovi che si sono succeduti alla guida della Diocesi, ai religiosi Paolini e alle religiose Luigine, alla Società San Paolo, a Famiglia cristiana, a Gazzetta d’Alba e al Giornalino («con il quale nel 1985 si è realizzato il Telefono dei ragazzi, suscitando un’esplosione di chiamate da tutto il Paese »), alla Mondadori». Oggi Telefono amico è una onlus, iscritta al registro del volontariato: chi vuole può incoraggiare l’esperienza, sbarrando la casella del 5 per mille (codice: 9007580047).

Maria Grazia Olivero

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