BAROLO Paola Mastrocola, in mezzo al fiume in piena di persone che hanno invaso Barolo, parla di giovani e letteratura. La scrittrice torinese, durante il festival, ha raccontato quanto emerge dal nuovo libro Non so niente di te (edito da Einaudi).
Come commenta la vita giovanile italiana?
«Vorrei che gli adulti smettessero di inviare messaggi catastrofici ai giovani. Gli alti e bassi nel mondo vi sono sempre stati, la storia è ciclica e nei secoli la situazione culturale ed economica muta in continuazione. Nonostante l’oscillare del mondo, l’uomo è sempre riuscito a farcela. Chi ha l’entusiasmo e la giovinezza che scorrono nel sangue, non deve rinunciare ai suoi obiettivi. L’importante è evitare di farsi guidare troppo dagli adulti, occorre mantenere dentro di sé i desideri da realizzare. Con la passione viva all’interno di un giovane, ogni via si apre, i muri si squarciano; io ci credo».
Che cosa serve per far crescere i ragazzi?
«Vorrei avere la ricetta; comunque serve la verità, poi un po’ di libri e un po’ di tempo. Bisognerebbe lasciarli liberi, anche facendo nulla, annoiandosi. Poi bisogna ridere – e se non si legge, se non si conoscono le cose, ridere diventa difficile –, quindi la fatica è prevista, perché non tutto è piacere».
Esiste un libro completamente privo di ogni influenza letteraria?
«La risposta è no. Dobbiamo smettere di seguire il mito dell’opera originale. La grande letteratura è sempre stata imitazione della letteratura precedente. Quello che occorre possedere nel momento della scrittura è la verità, e ognuno ne ha una propria. Evitando moda, tendenze od omologazioni ci si trasforma in esseri umani veri; per scrivere un libro originale, non si può scrivere ciò che la gente ha bisogno di sentirsi dire, ma bisogna avere coraggio e esprimere in tutto e per tutto il proprio punto di vista».
Marco Viberti
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