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Serena Dandini: «La violenza sulle donne deve finire»

BAROLO Serena Dandini ha un sorriso sincero e contagioso ed appena vede il pubblico che l’attende nella piazza blu di Collisioni si commuove. «Ho scritto Ferite a morte per porre al centro delle discussioni quotidiane le costanti violenze subite dalle donne. Voglio precisare che io amo gli uomini ma non quelli che si nascondono dietro le mani per esserlo: quelli non sono uomini. Sono solo piccole persone».

serena_dandini_collisioni2013Serena si siede al centro del palcoscenico ed è un fiume in piena. «Il libro nasce dalla lettura di decine di storie vere. Ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale: sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: “E se le vittime potessero parlare?” Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di dare spiegazioni, di dare un perché a ciò che è capitato loro. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura. E spero di averlo saputo fare al meglio scegliendo il monologo come espressione di scrittura». «La mia “urgenza” nel raccontare », prosegue la Dandini, «è legata sia al tema, purtroppo attualissimo in Italia e nel mondo del femminicidio, sia dalla volontà di portare alla luce storie di donne non più giovani che subiscono costantemente abusi ma, non facendo audience, nessuno le considera. E io sono davvero indignata per loro e con loro».

L’Italia è presente in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, in quanto il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni. Tutto ciò è inaccettabile e deve finire».

c.g.

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