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Moscato, notizie positive

Il presidente Marzagalli stappa l'Asti per brindare con le aziende rientrate in Consorzio

VINO Chi segue con attenzione le vicende dell’Asti e del Moscato ricorderà l’Accordo interprofessionale 2013 siglato a pochi giorni dalla vendemmia. Tra le altre cose, ricorderà quei 5 quintali di uva di “blocage-deblocage”, istituiti per la prima volta proprio in quell’occasione.

Per i non addetti ai lavori ricordiamo che si tratta di un accantonamento preventivo, in aggiunta ai 95 quintali della resa massima del 2013. Il meccanismo prevedeva che, se nel corso delle vendite, il trend fosse stato positivo, questi 5 quintali di uva si sarebbero potuti recuperare alla denominazione “Asti” e quindi costituire un ricavo ulteriore per i produttori delle uve 2013.

Il presidente Marzagalli stappa l'Asti per brindare con le aziende rientrate in Consorzio
Il presidente Marzagalli stappa l’Asti per brindare con le aziende rientrate in Consorzio

Ebbene, è probabile che il nuovo anno stia per portare ai viticoltori del Moscato una sorpresa positiva. Questo è per lo meno ciò che è trapelato durante la conferenza stampa che il presidente del Consorzio, Gianni Marzagalli, aveva tenuto il 20 dicembre 2013 per informare sulle notizie consortili in fatto di compagine sociale e mercati.

Secondo i dati comunicati dal direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco, l’anno 2013, nel periodo 1° gennaio-19 dicembre, ha portato un deciso incremento (+11%) degli imbottigliamenti (e quindi delle vendite) di Asti e Moscato d’Asti rispetto all’anno precedente. I volumi globali sono tornati a sfiorare i 100 milioni di bottiglie, determinati grazie ai 74,2 milioni di bottiglie di Asti e 25,2 milioni di Moscato d’Asti. A fronte di questo positivo trend di mercato, in occasione di tale conferenza stampa, il presidente Marzagalli si è impegnato a proporre e sostenere il recupero alla Docg di questi 5 quintali di “blocage-deblocage” presso l’organismo di gestione dell’Accordo. E, visto che – come prevede l’Accordo – la richiesta di “deblocage” dev’essere presentata dal Consorzio, è probabile che l’ipotesi e l’auspicio si realizzino.

Tornando ai mercati, si profila ancora una situazione piuttosto eterogenea rispetto all’andamento dei vari paesi. È confermata la forte propensione all’esportazione, che tra Asti e Moscato d’Asti incide per l’86% del totale. Permane, quindi, l’andamento sempre titubante del mercato italiano, dove i due prodotti non riescono a consolidare le loro posizioni sotto l’aspetto sia quantitativo che qualitativo. A livello di immagine e prestigio qualche campanello d’allarme comincia a farsi sentire anche per il Moscato d’Asti. I recenti forti incrementi dei volumi produttivi e di mercato hanno portato alcuni effetti collaterali, come le politiche di prezzo al ribasso di qualche imbottigliatore, che stanno creando problemi ai tradizionali produttori di questo vino, vale a dire i produttori agricoli e artigianali.

Ma le note positive emerse dall’incontro del 20 dicembre hanno riguardato anche altri aspetti del settore, in particolare la rappresentatività della compagine consortile. L’incarico di vigilanza attribuito al Consorzio e il paziente lavoro condotto dal presidente Marzagalli e dal Consiglio eletto a maggio del 2012 hanno favorito il rientro nella struttura consortile di Martini&Rossi, Fontanafredda, Toso e Gancia per ricordare i nomi più prestigiosi.

Tale ondata di rientri ha fatto sì che la percentuale di rappresentatività del Consorzio crescesse in modo significativo almeno per quanto riguarda l’uva vinificata e il vino imbottigliato, fino a superare il 96% del totale.

Decisamente meno significativa resta invece la rappresentatività relativa al numero dei viticoltori: gli aderenti costituiscono a malapena il 50% del totale e questo imporrà al Consiglio di lavorare nei prossimi mesi al potenziamento di questa componente della filiera, per avere in ambito consortile un più efficace equilibrio di forze.

Giancarlo Montaldo

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