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Tomas verso il sacerdozio

Da sinistra: Maurizio Penna, Tomas Hlavaty e Corrado Bolla, seminaristi della Diocesi di Alba

ALBA La nostra Chiesa diocesana si prepara a vivere un momento significativo. Venerdì 31 gennaio, memoria di san Giovanni Bosco, alle 21, in cattedrale, il seminarista Tomas Hlavaty riceverà il ministero dell’accolitato, durante la liturgia della Parola presieduta da mons. Vescovo. Tomas frequenta il quinto anno di teologia presso lo Studio teologico interdiocesano di Fossano e risiede nel medesimo seminario che cura la formazione al presbiterato dei seminaristi delle cinque Diocesi della provincia di Cuneo.

 Da sinistra: Maurizio Penna, Tomas Hlavaty e Corrado Bolla, seminaristi della Diocesi di Alba
Da sinistra: Maurizio Penna, Tomas Hlavaty e Corrado Bolla, seminaristi della Diocesi di Alba

Per la Diocesi di Alba sono presenti a Fossano, insieme a Tomas, Corrado Bolla e Maurizio Penna, studenti del primo anno di teologia. Per raggiungere il presbiterato è necessario compiere alcuni passi: il rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato, il ministero del lettorato, il ministero dell’accolitato, l’ordine del diaconato.

Il termine accolito deriva dal greco, significa andare dietro, seguire, accompagnare. Nel linguaggio dei vangeli indica il seguire Gesù. Dell’accolito, in senso liturgico, sentiamo parlare per la prima volta nel secolo III. In una lettera indirizzata a Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che nella Chiesa romana vi sono quarantasei presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e cinquantadue esorcisti, lettori e ostiari. Documenti liturgici veri e propri relativi all’accolitato risalgono tuttavia solo a un periodo più recente. Secondo questi testi il candidato veniva chiamato a svolgere il servizio dell’accolito con una preghiera di benedizione e la consegna di un sacchetto di lino destinato a contenere l’eucaristia.

Il ministero dell’accolito fu ripristinato nel 1972. È compito dell’accolito aiutare il sacerdote e il diacono all’altare, distribuire, come ministro straordinario, la comunione ai fedeli. In determinate circostanze può portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi. In assenza di un sacerdote e di un diacono, o qualora questi ne siano impediti, può esporre pubblicamente l’eucaristia all’adorazione e riporla, senza impartire la benedizione eucaristica. Il servizio dell’accolito all’altare interpella il suo ministero per l’eucaristia che domanda di coniugare sempre la liturgia con la vita concreta. Il corpo di Cristo presente nell’eucaristia non può essere privo delle sue membra che siamo noi. Sarà pertanto compito dell’accolito essere attento a tutte quelle membra del corpo di Cristo, soprattutto quelle più fragili e più deboli che si trovano, secondo la familiare espressione di papa Francesco, alle «periferie esistenziali» del mondo.

Chi aiuta, come l’accolito a distribuire la comunione, sarà chiamato a favorire lo spirito di comunione tra le persone: questa intuizione viene da sant’Agostino. Egli osserva che non si può avere un pane se i chicchi non sono tutti macinati; ma per ottenere questo risultato occorre perdere le proprie asperità attraverso la mola della carità: l’unità del pane eucaristico domanda la cura dell’educazione alla comunione tra noi.

Auguriamo a Tomas un buon cammino nell’esercizio del ministero dell’accolitato, sostenuto dalla nostra preghiera che secondo la parola di Dio attesta la nostra amicizia fraterna: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, colui che innalza molte preghiere» (2 Maccabei 15,14).

 Don Dino e don Franco

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