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Uno spettro legale si aggira per l’Italia: il gioco d’azzardo

Egregio direttore, come documentato da Gazzetta nello scorso numero, uno spettro si aggira per l’Italia, per giunta legale: il gioco d’azzardo, il quale ha sortito l’effetto di un aumento dei giocatori “problematici”, che uno studio del Ministero della salute stima possano essere il 3,8% della popolazione: quasi 2.400.000 persone. Alba presenta un rapporto, tra gli esercizi commerciali dedicati al gioco d’azzardo e il numero dei suoi abitanti, pari a uno ogni 450. L’Amministrazione comunale albese ha mostrato attenzione al problema, sia nell’adesione al “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” sia nel sostegno al progetto “Punta su di te” promosso dalla cooperativa sociale Alice e dall’associazione di volontariato Lucio Grillo. Gli unici a muoversi in modo coerente sono il terzo settore e le amministrazioni locali. In tal senso è indirizzata la proposta che nasce dalla “Scuola delle buone pratiche”: un’iniziativa di legge popolare promossa dall’associazione Terre di mezzo e dalla Lega per le autonomie. Si prevedono maggiori poteri ai Comuni riconoscendo nei sindaci le autorità che accordano l’apertura di sale da gioco e l’installazione degli apparecchi e individuando, entro due anni dall’approvazione della legge, i locali esclusivamente adibiti a questa attività. L’obiettivo è quello di raccogliere le 50.000 firme necessarie entro il prossimo marzo.

Alessandro Prandi, Alba

Gazzetta d’Alba è sempre stata molto attenta alle problematiche legate al gioco d’azzardo e alle varie forme di ludopatia, cioè di dipendenza patologica dal gioco. La situazione è ancora più grave oggi, per due motivi. Il primo è che in un contesto di crisi economica la via del gioco è una scorciatoia piena di lusinghe, anche se in realtà è una strada che porta all’“inferno”, per se stessi e per la propria famiglia. Il secondo motivo è che slot machine e affini sono sempre più un business legato alla mafia. Si tratta di una lobby molto potente, che è riuscita a far breccia anche a livello legislativo. Ne è una prova la recente norma ricatto che penalizzava Regioni e Comuni antislot e che è stata tolta solo all’ultimo minuto. La scusa che viene sempre presentata riguarda gli incassi per lo Stato garantiti dal gioco. La loro entità è comunque molto più bassa di quella che finisce nelle tasche di chi sta dietro le slot machine, e poi bisogna chiedersi se lo Stato non ha prima il dovere di tutelare i propri cittadini e la loro salute. Senza contare il costo altissimo per le cure. Ben venga dunque l’iniziativa segnalata nella lettera. La “Scuola delle buone pratiche” lancia un’idea che ruota attorno a una proposta di legge popolare e parte da un manifesto, al quale hanno già aderito 460 Comuni, tra cui quello di Alba. I numeri del gioco d’azzardo sono impressionanti: circa 80 miliardi di fatturato, 4% del Pil nazionale, 8 miliardi di tasse; ma a fronte di questo ci sono 15 milioni di giocatori abituali, 2 milioni a rischio patologico, circa 800.000 giocatori già patologici, per i quali sono necessari 56 miliardi per le cure. In realtà il gioco d’azzardo sta distruggendo persone, famiglie, comunità. Nel manifesto i sindaci chiedono una nuova legge nazionale «fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’accesso, con un’adeguata informazione e un’attività di prevenzione e cura»; leggi regionali «per la cura dei giocatori patologici, per la prevenzione dai rischi del gioco d’azzardo, per il sostegno alle azioni degli enti locali»; il potere di ordinanza dei sindaci «per definire l’orario di apertura delle sale gioco e per stabilire le distanze dai luoghi sensibili». Altre informazioni sul sito www.scuoladellebuonepratiche.it.

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