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STROZZATI DAI MOROSI

La pubblica amministrazione (e i privati) ritarda a pagare le imprese. Anche per questo  si protesta a Roma il 18. L’analisi di Massimino (Confartigianato)

INCHIESTA La pubblica amministrazione italiana è la più lenta d’Europa a pagare le imprese che forniscono beni e servizi: lo sostiene Confartigianato. La media è di 170 giorni: 140 in più rispetto al limite imposto dall’ultimo decreto, entrato in vigore a gennaio di un anno fa, 109 in più rispetto alla media europea che è di 61 giorni. Una situazione analoga si verifica solo in Grecia (159 giorni), Spagna (155) e Portogallo (133). Il settore più penalizzato è l’edilizia: solo il 7 per cento viene pagato entro 30 giorni.

strozzati dai morosi

Le aziende si trovano costrette a chiedere prestiti in banca per colmare la mancanza di liquidità dovuta ai mancati pagamenti: si contano 2,1 miliardi in più di oneri finanziari. Il debito della pubblica amministrazione italiana verso le imprese è pari al quattro per cento del Prodotto interno lordo nazionale. Ne parliamo con Domenico Massimino, presidente di Confartigianato Cuneo.

 Quanto incidono i ritardi nei pagamenti sulla sopravvivenza delle imprese?

«I cattivi pagatori sono un impedimento alla ripresa economica; il ritardo da parte della pubblica amministrazione significa per molte aziende la chiusura. Lavorare per gli enti pubblici molto spesso è un danno per l’impresa. L’obiettivo dovrebbe essere la diversificazione, avere clienti privati e pubblici. Ma per alcuni settori è quasi impossibile. I ritardi da parte della pubblica amministrazione non sono l’unica causa della chiusura delle aziende; si aggiungono i ritardi di clienti privati, l’altissima pressione fiscale, l’eccessiva e costosa burocrazia e la tassazione locale».

 La provincia di Cuneo è allineata con il panorama nazionale?

«La Granda non è più un’isola felice. Tra il 2009 e il 2011 ha vissuto una situazione privilegiata, rispetto ad altre province grazie al giusto equilibrio tra i quattro settori dell’economia: artigianato, agricoltura, industria e turismo. Il 2012 è stato un anno transitorio mentre la vera crisi ha preso piede nel 2013 e proseguirà nel 2014. Il mercato interno è crollato, le famiglie non spendono e sopravvivono solo le aziende che lavorano con l’estero».

 Che fa Confartigianato?

«Ha istituito un comitato anticrisi per accompagnare le aziende con corsi di formazione, nuove opportunità legate al mercato e lavorando per l’internazionalizzazione. Abbiamo aderito alla giornata di mobilitazione nazionale dell’artigianato, del commercio e dei servizi indetta da Rete imprese Italia per il 18 a Roma; si deve tornare a dare importanza alle imprese e significato alla Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro».

 Manuela Anfosso

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