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Ce l’ho messa tutta, Mauro Aimassi presenta il suo libro a Magliano Alfieri

MAGLIANO ALFIERI Il libro Ce l’ho messa tutta di Mauro Aimassi, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, sarà presentato domenica 13 aprile, alle ore 20.45, nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Magliano Alfieri. A fare da relatore sarà Battista Galvagno. Interverrà la cantoria parrocchiale “Don Francesco Leone”. Il ricavato del libro sarà devoluto in beneficenza.

 

Ce l’ho messa tutta

 copertina ce lho messa tutta aimassi Nella produzione letteraria di Mauro Aimassi questo libro è unico: “esce dal gruppo”  perché è nato di getto da una vicenda dolorosa e terribile, da un cuore sanguinante e ancora “scorticato”, a pochissimi mesi dalla scomparsa della sua amata sposa Nadia. È dedicato a lei, alla sua presenza che domina ogni pagina e ce la restituisce viva; è una storia d’amore, dolore e speranza. Ma non è solo questo. Raccontandoci la storia di sé e di Nadia con umiltà e sincerità, dialogando con lei ancora presente, Mauro intreccia alle vicende private un percorso di fede, una catechesi sull’amore coniugale (come detto nella prefazione) che tutto comprende: l’amore, la gioia, i progetti condivisi, la sofferenza, la morte, la vita eterna. Umiltà e sincerità nascono dall’intento di condividere con tutti i lettori, visti come compagni di viaggio, ciò che è stato profondamente vissuto, sapendo che questo si deve offrire, a patto di essere veri sino in fondo, senza alterare nulla.

Si parte dall’incontro di due giovani la cui storia, che diventa subito una storia d’amore, si dipana nelle tappe comuni a tante altre: il matrimonio, i figli desiderati e gli impegni. Il ruolo di Nadia è essenziale, grazie alla personalità positiva, concreta e gioiosa. Poi questa bella immagine di famiglia esemplare, questa storia “a colori“ (perché Nadia è donna di colori, di sorriso e di festa, ma anche di impegno positivo e di sollecitudine familiare) subisce un arresto brusco e impensato per lei così vitale: la scoperta della malattia. Sotto a quella vita simile a un tessuto dalle mille sfumature, si scorge allora una trama scura eppure luminosa di fili resistenti: emergono la fede e la preghiera. Occorre reagire e darsi ragione di ciò che accade, rivolgendosi a quel Dio che ha sempre avuto spazio nel loro rapporto, consapevoli di essere insieme. Così insieme si affidano al Signore. Nadia affronta con coraggio la malattia e tutte le sue umiliazioni, continua a vivere, a lavorare, a sorridere e a credere. Il percorso è accidentato e lungo, tra speranze, ricadute e delusioni amare, ma tutto viene trasfigurato dalla luce di  un amore che si abbevera a una fonte perenne.

L’autore accompagna ogni tappa di questa salita al Calvario con riflessioni che vuole condividere per comunicare, oltre la realtà terribile, i segni e la presenza di Dio accanto agli uomini. È il coraggio di chi ha fede: parlare in modo chiaro di ciò di cui abitualmente non si parla: di Cristo e di Eucarestia, di vita eterna e di comunione tra vivi e defunti, perché lì è il cuore di tutto. Il linguaggio, in questo duplice livello narrativo, rimane volutamente controllato e piano, perciò ancor più coinvolgente: tutti i lettori possono sentire il dolore che strazia, ma anche la pace e la speranza.

Nadia muore il 17 maggio 2013, venerdì alle 15, accompagnata dalle preghiere della sua famiglia, degli amici e di un’intera comunità. Ma non tutto finisce lì. Se lo chiede anche Mauro: «Ma può finire l’amore? Tu (Nadia) adesso sai che no, non può finire, io lo credo fermamente… l’amore è più forte della morte, e anche il nostro amore, pallido riflesso del Suo, continua oltre la morte… Noi cattolici viviamo di questa speranza, ma non vogliamo tenerla solo per noi, anzi desideriamo condividerla, farne parte a quanti non l’hanno ancora accolta. Da questa grande speranza, poi, io ho un “piccolo” motivo in più per sentirmi attratto: Nadia, infatti, vuol dire speranza».

s.o.

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