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Le aziende della Granda non investono

Secondo Confindustria la produzione nei prossimi tre mesi calerà del 15 per cento

ECONOMIA La luce in fondo al tunnel sembra ancora molto lontana. I dati di Confindustria Cuneo sull’andamento del prossimo trimestre non sono rassicuranti. L’indagine, condotta su 230 aziende associate, mette a confronto il trimestre precedente e porta alla luce risultati ancora con il segno meno. Le aziende, per ciò che riguarda la produzione, prevedono un calo del 15 per cento. Non va meglio per gli ordini interni, che scendono del 21 per cento. La redditività, cioè i soldi che le aziende hanno a disposizione, si abbassa del 27 per cento, mentre l’occupazione cala di altri 7,8 punti.

TABELLA

Unico raggio di sole è il dato che riguarda l’export, in salita – in totale e rispetto allo scorso anno – di otto punti percentuali. Se si analizza la liquidità, in entrata e in uscita i dati sono molto meno rosei. Primo punto doloroso per le aziende emerge dai tempi di pagamento: l’attesa è (in media) di 93 giorni per ricevere i soldi da privati e 147 se il credito è vantato verso enti pubblici. Più di un pagamento su due è in ritardo, (58,8 per cento).

E, soprattutto, gli investimenti, motore trainante per la ripresa, sono in calo. Il 13,9 per cento delle aziende pensa di fare investimenti di peso, mentre a pari merito al 43%, pensano a interventi marginali, o peggio, di non farne proprio. Le richieste di cassa integrazione (Cig) sono in calo del 30,8%.

Su un altro versante, la Confartigianato Cuneo rende noto che la Regione ha esteso l’uso della Cig “in deroga” per ulteriori tre mesi. «L’accordo», spiega Domenico Massimino, presidente provinciale dell’associazione, «rappresenta un’ulteriore boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese e i dipendenti, specie del comparto artigiano: avrebbero seriamente rischiato la chiusura o il ridimensionamento».

L’ultima rilevazione della Regione indica che a metà marzo erano state presentate quasi 4.500 domande di Cig «in deroga» da parte di 4.200 imprese. I lavoratori coinvolti sono oltre 22.500, le ore totali richieste quasi otto milioni, per una spesa prevista di 70 milioni. Per la Granda le domande sono state oltre trecento (due terzi delle quali di imprese artigiane) per un totale di oltre 670 mila ore (350.000 per gli artigiani). La spesa per le casse pubbliche sarà di oltre sei milioni. «Urge affrontare la questione lavoro, in tutte le sue declinazioni, in modo rapido, con provvedimenti concreti e di reale impulso all’economia e al Paese».

Cristian Borello

Il problema sono  le tasse (sul lavoro)

«Quando invertiremo la rotta di questa profonda crisi rimane ancora un’incognita». Così Massimiliano Campana, segretario provinciale Cisl Cuneo. Nonostante nella nostra provincia si riscontrino lievi positività e la produttività sia aumentata di qualche punto percentuale, come ad esempio nel settore del terziario (turismo, ristorazione, ecc.), il dato sull’occupazione ancora non comunica segni di miglioramento.

«Se contiamo che dall’inizio della crisi, il 2007, il tasso di disoccupazione cuneese era del 2,2 per cento e alla fine del 2013 ci troviamo al 6,9, riscontriamo un dato triplicato. Dal 2012 si è passati da 17.000 persone in cerca di lavoro agli attuali 19.000 circa». Un dato preoccupante è quello sulle richieste di cassa integrazione che a livello regionale è diminuito, ma che a livello cuneese è aumentato arrivando al 29 per cento.

E perché questa controtendenza, a Cuneo, Campana? «Il fattore principale sta nel fatto che la crisi da noi è arrivata più tardi grazie al nostro impianto produttivo, diversificato nei generi di prodotti e retto da una solida struttura di media piccola impresa. Fattori che però sul lungo termine hanno portato a una sofferenza tardiva, legata all’insostenibilità della durata della contrazione economica. Le ricette per poterne uscire sono: mantenere ammortizzatori sociali all’altezza, creare un sistema di formazione per disoccupati, al fine di facilitarne un ritorno nel mercato lavorativo, e la ripresa dell’economia interna, attraverso la defiscalizzazione dei lavoratori, per veicolare flussi di denaro».

Ma secondo il segretario cuneese della Cisl «la defiscalizzazione deve essere incisiva a livello nazionale e soprattutto locale dove, per assurdo, si è visto un aumento maggiore del fisco rispetto al sistema del Paese».

cr.bo.

L’INTERVISTA

Biraghi: «L’export ha due facce:  una positiva, l’altra assai meno»

franco biraghi

Franco Biraghi, presidente di Confindustria Cuneo, come giudica i dati?

«Non sono confortanti, ma su uno rivolgo la mia preoccupazione: le previsioni d’investimento».

Ci spieghi il perché.

«Le aziende prevedono di tralasciare gli investimenti. Ed è un dato negativo per la competitività. Gli impianti invecchiano, la ricerca e l’innovazione vengono a mancare in un momento in cui la competizione si fa sentire».

Quali sono le cause?

«La pressione fiscale troppo alta, il 70 per cento, che grava sulle aziende. Se lo Stato si prende tutto le aziende come fanno? Per usare una metafora, se le mucche vengono munte troppo, prima o poi cessano di vivere».

Come si potrebbe ovviare?

«I dati della nostra indagine trimestrale vedono ancora un calo sostanziale degli investimenti tra aprile e giugno. È una tendenza tristemente consolidata. L’unico rimedio sicuro sarebbe defiscalizzare gli utili reinvestiti in azienda. A questo dovrebbe accompagnarsi la possibilità di ammortamenti anticipati. Sarebbero sufficienti queste due misure a incentivare gli imprenditori a investire».

Le richieste di cassa integrazione sono in discesa.

«Certo, le aziende faranno meno richieste, perché molta più gente è già stata lasciata a casa».

 Il dato positivo è l’export. Salirà ancora?

«Qui ci troviamo di fronte a due realtà, positiva una, un po’ meno l’altra. La prima è il made in Italy, prodotti che fanno gola al resto del mondo. Ma l’altra faccia della medaglia è l’export concentrato sulla ricerca di nuovi compratori esteri per vendere macchinari che da noi non hanno più mercato, impianti che servirebbero alla nostra innovazione: si innovano le nostre dirette concorrenti».

Miroglio e Mondo sono in un momento di grande sofferenza.

«Ci sono molte altre aziende in crisi, ma queste sono colonne portanti del sistema economico albese e di conseguenza cuneese. Penso che il momento difficile passerà e che entrambe avranno la forza di risollevarsi: sono aziende ben strutturate».

La politica potrebbe aiutarvi?

«Penso che i governanti siano in difficoltà nelle scelte, chiunque essi siano e qualunque sia la loro appartenenza. Perché hanno mai fatto pratica. Penso sia più facile farsi dare una ricetta da un artigiano che da un politico. Chiediamo di non essere ostacolati: le aziende e i lavoratori cuneesi sono pronti a dare il massimo».

cr.bo.

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