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Alba, sabato 26 aprile padre Giuseppe Girotti sarà Beato

L'arma del beato Giuseppe. Domenica 1° aprile il ricordo di padre Girotti
Padre Giuseppe Girotti è morto a Dachau il giorno di Pasqua del 1945.
Padre Giuseppe Girotti a Gerusalemme negli anni Trenta
Padre Giuseppe Girotti a Gerusalemme negli anni Trenta

Padre Giuseppe Girotti sarà proclamato beato sabato 26 aprile, alle 15, in San Lorenzo, la cattedrale di Alba. La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Severino Poletto e dal vescovo Giacomo Lanzetti. L’organizzazione – Diocesi, associazione Padre Girotti e il centro culturale San Giuseppe – allestirà oltre mille posti a sedere nella piazza, tutti prenotati. Altre settecento persone saranno in Duomo La beatificazione del frate domenicano albese, morto a Dachau il 1° aprile 1945, giorno di Pasqua, Giusto tra le nazioni dal 1995, è stata autorizzata un anno da fa da papa Francesco al termine del processo iniziato nel 1988 dall’allora arcivescovo di Torino, cardinale Anastasio Ballestrero.

Giuseppe Girotti è il primo dei tre figli di Celso e Martina Proetti.  Vede la luce il 19 luglio 1905 in quello che allora è una città molto lontana dal benessere del dopoguerra. Frequenta le scuole elementari di via Accademia. Le testimonianze del tempo lo descrivono come un ragazzino determinato, pronto a difendere i fratelli minori Giovanni e Michele. Il suo percorso di consacrazione e studio inizia nel 1919, nel Piccolo seminario dei frati predicatori, a Chieri, e  prosegue a Viterbo. Nel 1930 viene ordinato sacerdote e il 10 agosto celebra la prima Messa ad Alba, nel convento delle domenicane. Negli anni successivi completa gli studi di teologia e Sacra scrittura, a Torino, all’Angelicum di Roma e all’Ecole Biblique di Gerusalemme. È un uomo di scienza che non dimentica gli umili e a loro parla con semplicità. Frequenta con assiduità l’ospizio dei Poveri vecchi. Ad Alba mantiene i contatti con il teologo don Natale Bussi  – il quale dopo la sua morte sarà il più assiduo nel coltivarne la memoria – e con altri sacerdoti, oltre al vescovo Luigi Maria Grassi, che non manca di visitare quando torna per salutare la mamma.
I superiori non vedono con favore il suo scarso riguardo per le forme esteriori, pur giudicandolo «molto buono, servizievole e caritatevole come pochi». Per un certo periodo viene allontanato dall’insegnamento. ‘Nel 1942  pubblica il Commento al libro di Isaia, che segue di quattro anni il  Commento ai libri sapienziali, opere accolte con favore dagli studiosi e da papa Pio XII.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 arrivano i tedeschi e i fascisti repubblicani. Padre Giuseppe si pone dalla parte degli oppressi, degli ebrei che i nazisti vogliono sterminare. Non si sa tutto della sua attività clandestina tra l’autunno del ’43 e l’estate successiva, ma di alcuni episodi è rimasta traccia sicura: accompagna la nipote del rabbino Deangeli di Roma da Alba alla salvezza in Svizzera; dà asilo all’avvocato ebreo Salvatore Fubini, che nei campi di sterminio perderà 18 familiari.

Tra i protetti e gli amici di padre Girotti vi è un medico celebre, Giuseppe Diena, anch’egli israelita. Una preda ambita. Qualcuno sa e parla con la polizia fascista, che con l’inganno li cattura entrambi:  il 29 agosto 1944 i repubblichini tendono la trappola. Uno di loro finge di essere un partigiano ferito e va da padre Girotti; il frate lo accompagna dal medico nella villa dove questi si è rifugiato.  Il percorso che segue è segnato: le carceri Nuove, San Vittorie a Milano, il campo di Bolzano  e infine la baracca 26, quella dei religiosi, a Dachau, vicino a Monaco di Baviera, dove arriva il 9 ottobre. Il lavoro che attende padre Girotti e i suoi compagni è dapprima la raccolta delle patate, a mani nude, carponi, sotto la pioggia e la neve. Si ammala e viene destinato a un lavoro più leggero, le sue condizioni però si aggravano e il 1° aprile 1945, domenica di Pasqua, muore nell’infermeria, avvelenato con un’iniezione di benzina, pratica abituale delle SS per liberarsi delle «bocche inutili da sfamare».

Ma nulla di inutile c’era in padre Giuseppe. Dietro il reticolato aveva continuato gli studi biblici, tenuto conferenze sulle virtù teologali. E continuato a praticare la carità, come testimoniano le parole di don Angelo Dalmasso, che rimase con lui fin quasi all’ultimo. Meno di un mese più tardi gli americani libereranno il campo di concentramento.
Nel 1995, a cinquant’anni dalla morte, Israele ha dichiarato padre Giuseppe Girotti Giusto tra le nazioni.

Sulla vita di padre Girotti è disponibile il documentario realizzato da Nova-T, diponibile all’indirizzo http://youtu.be/r9g_ENBNtu0

Paolo Rastelli

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