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Come trasformare il riconoscimento Unesco in reddito e lavoro?

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don rizzolo antonio_q Una cosa non ci siamo detti in merito al riconoscimento dell’Unesco di Langhe-Roero e Monferrato come patrimonio dell’umanità. Non ci siamo detti come si metterà a frutto questa brillantissima operazione di marketing territoriale per porre al centro le persone. Come trasformare un’intuizione in reddito e lavoro? Spesso sono i numeri a raccontare la realtà. Dal 2004 al 2013 il tasso di disoccupazione per il sistema locale del lavoro è passato dall’essere di poco sopra al 2% a quasi il 6%. Un trend opposto è spiegato dai dati del comparto turistico che nello stesso decennio hanno subito impennate mostruose: presenze oltre le 620.000, gli arrivi ben oltre i 250.000; le strutture ricettive oltre 600. Se mettiamo a confronto i due scenari salta all’occhio che l’inarrestabile ascesa del comparto turistico non contrasta in modo efficace la costante emorragia di posti di lavoro. La tanto declamata “vocazione turistica” non prevede solo migliaia di persone a intasare via Maestra, ma una capacità di trasformazione che impegni tanto le istituzioni quanto i cittadini del nostro territorio. Altrimenti non ci sarà riconoscimento che tenga.

Alessandro Prandi, Alba

La vocazione turistica di Langhe e Roero, che il riconoscimento Unesco ha messo ancor più in evidenza, è una grande risorsa per il nostro territorio e i suoi abitanti. Ma non è sufficiente. Da una parte il turismo richiede un impegno costante per offrire ai visitatori un’ospitalità adeguata, a livello di strutture, servizi e qualità dell’accoglienza. Dall’altra parte la salvaguardia dell’ambiente diventa ancor più importante, così come l’offerta culturale oltre che enogastronomica. Soprattutto, però, il turismo non può sostituire ciò che ha reso Langhe e Roero un’isola felice dal punto di vista economico, almeno fino a qualche anno fa. Mi riferisco alle aziende del settore manifatturiero, grandi e piccole. L’intraprendenza imprenditoriale, l’inventiva, lo sguardo aperto verso il mondo e verso il futuro, ha dato ad Alba e dintorni uno slancio e un dinamismo invidiabili. Ora, nonostante le difficoltà, non bisogna scoraggiarsi né illudersi che il turismo possa risolvere tutto. In particolare penso che sia necessario far leva, oltre che sulla grinta e le buone idee, sul superamento dell’individualismo: bisogna imparare a fare rete, mettendo insieme risorse, energie e conoscenze. Il nostro territorio, che ha saputo uscir fuori dalla “malora”, ce la può fare ancora una volta.

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