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La casa si vende a un prezzo più basso

INCHIESTA  Per Eva, pensionata e proprietaria di un alloggio di circa 100 metri quadrati in corso Piave, le possibilità di vendere l’immobile a un prezzo pari almeno alla cifra dell’acquisto nel 2002 sono molto basse. L’appartamento è stato valutato 110 mila euro, quasi 50 mila euro in meno rispetto alla cifra iniziale versata dalla pensionata.

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La situazione di Eva è peggiore delle previsioni e dei dati forniti da Tecnocasa nell’analisi sul mercato immobiliare per il semestre del 2014: nei primi mesi dell’anno infatti, si sono registrati prezzi in discesa, la diminuzione dei valori si aggira intorno al 3%. Il Nord Italia però vede una flessione minore rispetto al resto dello Stivale, -2,3%. La disponibilità di spesa è pari, nella maggior parte dei casi, a un importo non superiore ai 119 mila euro.

È derivato un lieve aumento di compravendite, in particolare sul segmento residenziale. Il primo semestre 2014 ha registrato un ampliamento di chi ha acquistato la prima casa, circa l’80% delle transizioni ha riguardato l’abitazione principale e la maggioranza degli acquirenti ha un età compresa tra i 35 e i 44 anni.

La Granda, secondo Giovanni Girotti, consulente Tecnocasa per la provincia di Cuneo, è allineata al panorama nazionale: «Le compravendite sono aumentate come nel resto d’Italia, le banche sono vicine agli utenti ma i prezzi, per chi ha intenzione di vendere non sono in aumento, molti proprietari di immobili hanno preso coscienza di questa situazione. In un quadro che pare volgere in positivo, si aggiunge la maggior stabilità del mercato immobiliare cuneese rispetto al resto d’Italia, soprattutto grazie a due grandi centri come Cuneo ed Alba».

In generale, i prezzi ad Alba sono i più alti della provincia e variano da 750 euro al metro quadrato a 2.400.
Un’altra conseguenza dei prezzi bassi è l’incremento di richiesta dei mutui che ha incontrato istituti di credito più propensi a erogare. Le famiglie italiane hanno ricevuto, per l’acquisto dell’abitazione, finanziamenti pari a 5.210,7 milioni di euro per il primo trimestre del 2014, in aumento di cinque punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il Nord Ovest è al primo posto per volumi erogati, mentre il Piemonte si trova al quarto posto nella classifica delle regioni per totale erogato, 513,8 milioni di euro, +36,1% rispetto allo stesso periodo del 2013. La provincia Granda ha distribuito 44,2 milioni di euro per i primi tre mesi del 2014, con un incremento del 11,8% rispetto all’anno precedente.

Secondo Tecnocasa, sebbene l’Italia sia ancora molto lontana dal periodo del boom immobiliare, questo segnale positivo, da accogliere con molta prudenza, può essere interpretato come la fine del periodo negativo che ha caratterizzato il mercato immobiliare. Si suppongono, entro la fine dell’anno, anche se con un ulteriore ma prevedibile ribasso dei prezzi, quasi 430 mila compravendite.

Manuela Anfosso

Gandolfo (Confartigianato): «Le tasse sulla casa aumentate del 200 per cento»

“Siamo allo stremo, non ce la facciamo più». A lanciare questo grido di allarme e di richiesta d’aiuto è Luciano Gandolfo, rappresentante provinciale degli edili di Confartigianato Cuneo e vicepresidente dell’Associazione nazionale artigiani dell’edilizia.

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Secondo i dati forniti da Confartigianato Cuneo, la situazione del comparto edile nella Granda è grave e, a questa, si aggiungono, ripercussioni sui settori collegati. Dal 2009 a oggi nella provincia di Cuneo, l’edilizia ha perso il 30% delle imprese, con un saldo negativo pari a meno 384 e il 32% dei dipendenti, 1.158 in meno.

Quali sono le cause, Gandolfo?

«Sono diversi i fattori: l’eccessiva burocrazia, i tempi di pagamento, da parte della pubblica amministrazione, troppo  lunghi e l’aumento della tassazione immobiliare locale, che, associata ai tagli nei trasferimenti statali, concorre al  rallentamento delle vendite immobiliari. I dati lo confermano: dal 2011 al 2014 l’imposizione fiscale sulla casa è  cresciuta del 200%, una follia».

In che modo la politica potrebbe contribuir a risollevare la situazione?

«L’edilizia sta vivendo uno stato di crisi e il governo deve accettarlo. Se si procede in questa direzione il prossimo passo  sarà la consegna dei libri ai tribunali. Si è creato un circolo vizioso in cui si costruisce a un costo maggiore  rispetto al prezzo di vendita, vengono chiesti mutui per pagare le tasse, talvolta capita di dover licenziare i dipendenti e  i nuovi disoccupati lavorano in nero, creando concorrenza alle imprese. Non ho fiducia in Renzi; dal governo Monti è  iniziata la fine dell’edilizia, prima filo trainante dell’economia. Sono necessari provvedimenti seri».

E la politica locale?

«I Comuni sono vittime dello Stato, anche se volessero non potrebbero contribuire alla rinascita del settore edile a  causa del Patto di stabilità».

La situazione albese  è allineata con quella provinciale?

«È caduta una grande depressione su tutta la Granda. L’albese ha avuto la fortuna di accogliere turisti disposti a  comprare ma, ora, le diverse aree del cuneese stanno vivendo la medesima situazione. Sarà un autunno difficile. A  malincuore, non mi resta consigliare, come unica soluzione, la fuga dall’Italia».

m.a.

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