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Le imprese edili cuneesi chiedono lo stato di crisi

CUNEO «Siamo allo stremo, non ce la facciamo più». Non usa giri di parole Luciano Gandolfo, rappresentante provinciale degli edili di Confartigianato Cuneo e vicepresidente nazionale dell’Associazione nazionale artigiani dell’edilizia dei decoratori, dei pittori e attività affini per descrivere la condizione di gravissima crisi che ha colpito il comparto, con ripercussioni notevoli anche sui settori collegati, dagli installatori di impianti a quello dell’intera filiera del legno. «Dal 2009 ad oggi», spiega Gandolfo, «il settore, in provincia, ha perso il 30% delle imprese (-384) e il 32% dei dipendenti (-1.158). La situazione non è più sostenibile: il nostro è un vero è proprio “stato di crisi”».

Per Confartigianato sono diversi i fattori che concorrono ad aggravare la posizione delle aziende, a cominciare dall’eccessiva burocrazia, che frena la produttività con norme spesso assurde, ai tempi di pagamento eccessivi, in modo particolare della Pubblica amministrazione. Particolarmente rilevante anche l’aumento della tassazione immobiliare locale, associata ai noti tagli nei trasferimenti statali, che contribuisce a rallentare le vendite immobiliari, con le ovvie ricadute sul comparto. «Del resto», commenta Gandolfo, «dal 2011 al 2014 l’imposizione fiscale sulla casa è aumentata del 200%: una follia. Le famiglie italiane vivono questa situazione con grande sfiducia e incertezza e questo si proietta in misura negativa sui consumi. A partire dagli acquisti presso le micro, piccole e medie imprese artigianali e commerciali, per arrivare alla crisi del mattone».

I dati di Confartigianato sono confermati dell’Ocse, che nel recente rapporto “September Interim Forecast” prevede che il Pil del nostro Paese quest’anno si contrarrà dello 0,4% dopo il -1,8% del 2013, assicurando all’Italia il triste primato di essere l’unica grande economia dell’area a segnare un andamento in negativo. «Prevediamo un autunno difficile», aggiunge Gandolfo, «e il grave è che molte delle nostre imprese, che da sempre si sono fatte carico più delle altre di questa crisi, si troveranno nella condizione di non riuscire più a pagare le tasse e gli stipendi ai dipendenti. Sensazionalismi a parte, i nostri artigiani chiedono solo di poter lavorare, ma siamo arrivati a un punto di non ritorno, e le nostre imprese edili, che in Italia danno lavoro a quasi 1 milione e 500 mila persone, vogliono continuare a produrre reddito e occupazione per il Paese e per il territorio».

«Da sempre», conclude Domenico Massimino, presidente provinciale di Confartigianato Cuneo, «il comparto delle costruzioni ha prodotto una grande ricchezza, permettendo non solo lo sviluppo, diretto o indiretto di tanti settori, ma sostenendo anche l’evoluzione del tessuto sociale italiano. È ora che la politica se ne renda conto e attui opportuni provvedimenti: bisogna smetterla con i continui annunci di tasse sulla proprietà immobiliare e puntare invece sugli investimenti, sull’edilizia pubblica, sugli incentivi per ristrutturazioni e interventi per il risparmio energetico e sulle facilitazione per l’accesso al credito. Solo così si potrà sperare in una ripresa del comparto che “traini” tutti gli altri settori economici».

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