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Aldo Cazzullo presenta il suo nuovo libro La guerra dei nostri nonni nella chiesa di San Bernardino

Aldo Cazzullo in San Bernardino nel 2013, con Gian Mario Ricciardi, Francesca Cravero e Andrea Cane

SOMMARIVA PERNO Domenica 23 novembre, alle ore 16, il giornalista Aldo Cazzullo, ospite per la quarta volta del Centro culturale, presenta nella chiesa di San Bernardino il suo nuovo libro La guerra dei nostri nonni di recente pubblicazione, che raccoglie storie, personaggi, avvenimenti della Prima guerra mondiale. L’autore sarà intervistato dal caporedattore centrale di Rai3 Piemonte, Gian Mario Ricciardi, e da Francesca Cravero, vicesindaco e bibliotecaria nonché pronipote di Gabriele Perrino, un contadino di Sommariva Perno la cui storia è molto interessante. Ha lasciato infatti un epistolario di oltre 360 lettere autografe datate dal 16 maggio 1915 al 14 ottobre 1918 (tutta la guerra) su cui sta lavorando Andrea Cane per una prossima pubblicazione. Aldo Cazzullo dialogherà poi con il pubblico e autograferà in sala il volume. Ingresso libero.

Cazzullo ha scelto di raccontare la Prima guerra mondiale attraverso i ricordi dei pochi sopravvissuti. Nelle piazze di ogni paese, anche del più sperduto e disabitato, c’è sempre una lapide a ricordare una generazione, i ragazzi nati alla fine dell’Ottocento, spazzata via dalla guerra al fronte. Una guerra che combatterono poveri fanti nelle trincee, mal armati, denutriti e impreparati a vivere condizioni estreme. E in pochi ebbero la fortuna di tornare per raccontarla. A cento anni dall’inizio di quell’ecatombe, Cazzullo ricorda e riannoda i fili di un passato lontano.

La Grande guerra non ha eroi. I protagonisti non sono re, imperatori, generali. Sono fanti contadini: i nostri nonni. Aldo Cazzullo racconta il conflitto ‘15-18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Perché la guerra è l’inizio della libertà per le donne, che dimostrano di poter fare le stesse cose degli uomini: lavorare in fabbrica, guidare i tram, laurearsi, insegnare. Le vicende di crocerossine, prostitute, portatrici, spie, inviate di guerra, persino soldatesse in incognito, incrociano quelle di alpini, arditi, prigionieri, poeti in armi, grandi personaggi e altri sconosciuti. Attraverso lettere, diari di guerra, testimonianze anche inedite, La guerra dei nostri nonni conduce nell’abisso del dolore: i mutilati al volto, di cui si è persa la memoria; le decimazioni di innocenti; l’«esercito dei folli», come il soldato che in manicomio proseguiva all’infinito il suo compito di contare i morti in trincea; le donne friulane e venete violentate dagli invasori; l’istituto degli «orfani dei vivi», dove le mamme andavano di nascosto a vedere i «piccoli tedeschi» che erano pur sempre loro figli. Ma sia le testimonianze di una sofferenza che oggi non riusciamo neppure a immaginare, sia le tante storie a lieto fine – come quelle raccolte dall’autore su Facebook – restituiscono la stessa idea di fondo: la Grande guerra fu la prima sfida dell’Italia unita; e fu vinta. L’Italia poteva essere spazzata via; dimostrò di non essere più «un nome geografico», ma una nazione. Questo non toglie nulla alle gravissime responsabilità – che il libro denuncia con forza – di politici, generali, affaristi, intellettuali, a cominciare da D’Annunzio, che trascinarono il Paese nel grande massacro. Ma può aiutarci a ricordare chi erano i nostri nonni, di quale forza morale furono capaci, e quale patrimonio portiamo dentro di noi.

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