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Editoria: incontro al Quirinale per difendere il pluralismo di informazione

ROMA Una delegazione composta da Caterina Bagnardi (presidente della File – Federazione italiana liberi editori), Roberto Calari (presidente di Mediacoop) e Francesco Zanotti (presidente di Fisc – Federazione italiana settimanali cattolici) accompagnati dal professor Astolfo Di Amato, ha incontrato il Consigliere di Stato per gli affari giuridici e relazioni costituzionali, Giancarlo Montedoro.
L’incontro è avvenuto in un momento importante e delicato per la sopravvivenza di centinaia di testate giornalistiche, con il Senato chiamato in queste ore a decidere (con il voto sugli emendamenti alla Legge di stabilità) il futuro dei finanziamenti per le testate no profit, i settimanali cattolici e i quotidiani locali editi da cooperative di giornalisti.

Francesco Zanotti, presidente Fisc
Francesco Zanotti, presidente Fisc

A Montedoro è stato illustrato l’iter in corso relativamente alla legge sull’editoria e la discussione in avanzato stato per la riforma complessiva del settore, sulla quale sono già state effettuate numerose audizioni in parlamento. Le società editrici sono le prime a volere che questa riforma prenda corpo e sancisca in maniera definitiva il percorso di assoluta chiarezza e trasparenza nei finanziamenti già avviato negli ultimi anni. Contestualmente si è parlato dello stato di oggettiva difficoltà in cui versano le piccole società editoriali, che in Italia rappresentano una garanzia di pluralismo e di informazione per moltissime comunità locali e per le minoranze linguistiche. Il rischio, in caso di totale cancellazione dei finanziamenti, è infatti quello di far cadere il silenzio informativo su una grande parte del territorio nazionale.
Montedoro, dopo avere ascoltato l’evoluzione della situazione, e avere preso atto delle difficoltà del settore, ha confermato la grande sensibilità per il tema della libertà di stampa e del pluralismo che da sempre accompagna l’azione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che già nel 2011 era intervenuto pubblicamente per evitare il rischio di «una mortificazione del pluralismo di informazione». Ha confermato inoltre l’importanza di accelerare l’iter di riforma in modo da assicurare la trasparenza assoluta dei finanziamenti.
Del resto lo sforzo compiuto in questi anni per rendere sempre più trasparente il meccanismo dei finanziamenti pubblici all’editoria, eliminando chi non aveva diritto a ottenerli, e la discussione sulla riforma complessiva del settore alla quale tutte le sigle presenti all’incontro si sono dette pronte a partecipare, raccontano di un mondo che sta facendo tutti gli sforzi per essere al passo con i tempi e per garantire, con la sua presenza, la sopravvivenza di un reale pluralismo nel mondo dell’informazione.
La questione non può essere considerata in una mera logica di mercato, atteso che il sostegno alla stampa riguarda un punto nevralgico del funzionamento della democrazia: la tutela del pluralismo e delle diversità culturali. Ciò, del resto, è confermato sia dalla circostanza che in tutti gli altri paesi europei, e negli stessi Stati Uniti, sono previste misure di sostegno alla stampa e sia dalla circostanza che anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea indica all’articolo 11 l’obbligo degli stati di tutelare il pluralismo.
In Italia negli ultimi anni hanno chiuso decine di quotidiani locali e di periodici. E il rischio, in assenza di un segnale all’interno della Legge di stabilità, è che il settore venga completamente cancellato.

giornali fisc
Da anni ormai il settore non vive per i contributi pubblici, ma sull’oramai esigua quota di finanziamento conta per potere continuare a operare in piena libertà. In questa partita è in gioco la libertà di informazione, ma anche il diritto di tante comunità ad avere una propria voce autorevole ed autonoma. E sono in ballo oltre 4 mila posti di lavoro diretti (cosa che preoccupa anche il sindacato dei giornalisti e la stessa Inpgi, che rischierebbe di dovere fare fronte a un esborso economico senza precedenti per garantire gli ammortizzatori sociali, mettendo in bilico la sua stessa sopravvivenza), a cui aggiungere le migliaia di posti di lavoro a rischio nell’indotto (dalle tipografie  ai distributori, alle edicole) e i mancati introiti per lo Stato sotto forma di tasse e contributi.
«Confidiamo – si legge nel documento consegnato al consigliere Montedoro, che ha assicurato se ne farà latore – con il presidente Napolitano, come ha già fatto in passato e come ha fatto anche il presidente Ciampi, possa porre il tema del pluralismo dell’informazione e di una legislazione che tuteli attivamente le minoranze culturali, politiche, religiose e sociali del Paese come una delle priorità per il rilancio anche morale dell’Italia, senza che un solo euro venga speso male, e che nessuna opinione legittima venga sacrificata a un pregiudizio».

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