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A proposito di Mimesi, in questa Italia delle contraddizioni

don rizzolo antonio_qUn Daverio più interessato a vendere il suo libro che al problema dei capannoni che deturpano il nostro ambiente, celebrato come grande patrimonio dell’umanità in questa Italia delle contraddizioni e delle falsità. Prima si costruiscono orridi capannoni dove non si dovrebbe, poi si pensa come farli scomparire. A poco servono i convegni, le mostre e gli incontri. Sono più di trenta anni che si discute di brutture che danneggiano l’ambiente (ricordo il primo incontro pubblico ad Alba, si chiamava “Fuori il rospo”), nulla è cambiato, anzi, per certi versi è peggiorato. Miei cari Daverio e Sacchetto, vi ringrazio per il vostro impegno, immaginate pure un mondo diverso, che fanno gli uomini con la loro storia e con la loro cultura. Tra le parole e i fatti c’è sempre la realtà, fatta di interessi e di compromessi, dove l’artista naviga con la fantasia e le sue fragili certezze, dimenticando che tra la concretezza e i sogni c’è il difficile mestiere della vita, un mestiere duro da digerire, che deturpa l’anima come uno scheletrico capannone abbandonato.
Bruno Murialdo

La provocazione di Bruno Murialdo ha un suo fondamento. Il rischio, infatti, è che si continui a costruire capannoni senza considerare la bellezza del paesaggio e la tutela dell’ambiente. È un tema che affronta anche papa Francesco nell’enciclica sul Creato che uscirà giovedì (disponibile il giorno dopo con Famiglia Cristiana e Credere). Nell’Angelus di domenica scorsa, anticipando il contenuto di questa sua “lettera circolare”, il Papa invita a «una rinnovata attenzione alle situazioni di degrado ambientale, ma anche di recupero, nei propri territori». Non si tratta solo, quindi, di non deturpare l’ambiente, ma anche di risanare quanto si è danneggiato. Se dunque Murialdo ci richiama a non essere ipocriti, l’azione di recupero rimane utile e necessaria. Non come alibi, ma per creare una nuova mentalità, che spinga a tener conto fin dall’inizio dell’impatto ambientale e che porti fin da subito l’arte, la bellezza, la cura della terra anche lì dove è più forte l’intervento dell’uomo. Che è un po’ la filosofia di Aganahuei, curatrice della mostra “Mimesi”.

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