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Una nuova casa per “Marta e Maria”

ALBA Donne sole con o senza figli, abbandonate dai mariti, vittime di violenza o che hanno perso la casa e il lavoro, come le badanti dopo la morte dell’anziano assistito. Ad Alba, al momento, sono quattro, una in dolce attesa, a cui si aggiungono quattro figli. Di loro, con il coordinamento dei servizi sociali, delle forze dell’ordine e dalla Caritas, si occupa e si prende cura l’associazione “Marta e Maria” che dal 2006 gestisce un centro di accoglienza.

Entro la fine di luglio il sodalizio e i suoi ospiti avranno una nuova casa. “A novembre 2011”, spiega Mario Gatti, presidente di “Marta e Maria”, “abbiamo ricevuto dalla parrocchia di Mussotto in comodato d’uso gratuito per 20 anni l’ex casa delle opere parrocchiali, da tempo fuori uso. A gennaio 2014 abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione e, dopo un anno e mezzo, “Marta e Maria” può avere una nuova sede. Il trasferimento è fissato a fine luglio”.

La struttura di housing sociale è stata inaugurata sabato 27 giugno (foto) ed è caratterizzata da tre piani. Al primo uno spazio comune, da condividere anche con la cittadinanza e un alloggio per i volontari che, mese dopo mese, si alterneranno per essere un punto di riferimento e supporto per le ospiti. Salendo si presentano sei camere, ciascuna con bagno e balcone e una cucina con sala da pranzo in comune. All’ultimo piano, cinque alloggi comprensivi di cucina-soggiorno, camera da letto, bagno e balcone. “Le donne, qualora abbiano trovato un lavoro, prima di inserirsi nuovamente nel tessuto sociale albese, potranno alloggiare, per un massimo di diciotto mesi, nei locali dell’ultimo piano. È previsto un canone ancora da definire”, afferma Gatti.

La nuova casa di “Marta e Maria”, ricavata mantenendo la struttura portante del vecchio fabbricato, autosufficiente dal punto di vista energetico, senza barriere architettoniche e costruita secondo i criteri di sostenibilità ambientale, è stata realizzata grazie ai fondi dell’8 per 1000 alla Chiesa cattolica, della Caritas, della diocesi, della Fondazione CRC e San Paolo e alle donazioni di privati. “Divina Provvidenza: così voglio definire tutti coloro che, attraverso lavori pratici, intellettuali e azioni di volontariato, hanno permesso di dare vita a questa nuova struttura. A loro va il mio grazie più grande”, conclude Gatti.

Manuela Anfosso

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