Luce e la sua storia, tra disabilità e integrazione

A Guarene si parla di libri e linguaggio dei segni

COMUNICAZIONE Io, le persone le chiamo per nome è la sfida di Elena e Loredana. È un libro narrativo, conclusione ideale e “accessibile a tutti” di due percorsi professionali e formativi paralleli e, per certi versi, complementari.

Io, le persone, le chiamo per nome racconta alcuni anni di una bambina/adolescente con pluridisabilità, Lucia (detta Luce), sorda e costretta sulla carrozzina, e della sua educatrice, Andreina (detta Nasoapunta).

Elena Cauda e Loredana Scursatone Montà

Due autrici, Elena Cauda e Loredana Scursatone, amiche da tempo, un doppio punto di vista: quello della ragazzina e quello dell’educatrice. E un doppio scenario: l’Italia e la Polonia. Molteplici, invece, le presentazioni: a cominciare da sabato 21 novembre alle 17 a Cuneo, in via Bassignano 52, e poi a Roddi (il 5 dicembre al centro clinico L’aquilone), a Corneliano (il 12 dicembre al Cinema vekkio) e a Montà il 15 dicembre, alle 21, nella chiesa di San Michele.

«L’idea del libro», rivela Loredana, «è venuta dopo che Elena ha frequentato un corso di lingua dei segni. Per lavoro ho già svolto diverse ricerche e pubblicato un libro “tecnico-scientifico” sulle persone con disabilità comunicative destinato agli addetti ai lavori (Critica del silenzio, ed. Aracne) ma con Elena abbiamo deciso di rendere la nostra ricerca più “accessibile”, vissuta, e raccontata piuttosto che spiegata. Abbiamo scelto la forma narrativa perché queste idee e queste esperienze potessero essere per tutti».

«Il nostro obiettivo», continua Elena, «è dare un contributo culturale all’approccio con le disabilità. Speriamo che ciò che scriviamo possa sensibilizzare e servire nella quotidianità. Nel libro cerchiamo di trattare il bilinguismo e l’integrazione attraverso una storia che vuole essere innanzitutto fresca e carica di ironia. Il racconto è inventato, ma attinge alla vita reale e gli abbiamo dato sprazzi autobiografici. Io mi sono occupata principalmente di Luce, Loredana di Nasoapunta e il titolo ricorda l’importanza dei nomi che, nella Lingua dei segni, sono sempre “personalizzati”. L’esperienza ci è piaciuta, l’affinità tra noi c’è. Chissà che col tempo non possano venire fuori altre idee».

L’attenzione a chi è, in tanto o in poco, diverso, nel libro è assoluta. Le due autrici roerine chiariscono: «Vorremmo ringraziare la casa editrice che ha creduto in noi, la Piemme, ed in particolare Marco Petrini. Ci ha contattato quando ancora il libro non era finito ed ha avuto una grande pazienza e disponibilità nell’ascoltarci per l’impaginazione del libro, studiata affinché sia fruibile al meglio anche da chi manifesta Dsa (disturbi specifici di apprendimento), oltre che per la sensibilità nell’inserire tante e chiare illustrazioni della lingua dei segni come avevamo chiesto».
Andrea Audisio

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