ALBA Era stato soprannominato “angelo della morte” per via dell’assenza di rimorso, pietà o empatia verso i suoi pazienti. Famigerato per i crudeli esperimenti medici e di eugenetica nel campo di concentramento polacco di Auschwitz usando anche i bambini come cavie umane, Josef Mengele è al centro del progetto Rose bianche. I 20 bambini di Bullenhuser Damm.
Spiega Giancarlo Merlo, uno degli insegnanti coinvolti nel progetto: «Si tratta di un lavoro che racconta la storia di venti bambini che furono oggetto di esperimenti di Mengele. Tra questi l’italiano Sergio Desimone, di sette anni. I medici nazisti immisero nei polmoni dei bambini bacilli tubercolotici, asportando poi le ghiandole linfatiche. In seguito i piccoli vennero impiccati proprio in una scuola. Raccontando questa storia tentiamo di accrescere la consapevolezza storica, sensibilizzare e al tempo stesso trasmettere i valori della memoria e del perdono».
Gli altri docenti coinvolti nel progetto sono Stefania Prevignano, Sabrina Rapetti, Nadia Camusso, Francesca Bartolozzi, Anna Guida Maria, Elisa Palladino, Anna Maria Bubbio, Giorgia Ferro e l’esperto “esterno” Eugenio Guercio, che da anni si occupa dei temi legati alla Shoah. La realizzazione “cinematografica” degli studenti sembra trovare la sua perfetta sintesi nella citazione di Maria Pia Bernicchia, autrice del libro ispiratore: «Chiedetevi, vi prego, come sia stato possibile, ma non scappate. La realtà è questa: è stato possibile».