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Una firma per destinare il 5 per mille

SOLIDARIETÀ Una risorsa che vale (i dati a oggi disponibili sono riferiti al 2013) quasi 400 milioni di euro per associazioni di volontariato, sportive, dilettantistiche, onlus, enti di ricerca scientifica e sanitaria e per i Comuni: il 5 per mille, che quest’anno compie i suoi primi dieci anni, è un’opportunità da non sottovalutare, sia per i contribuenti che per chi è attivo nel terzo settore.

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La quota del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), infatti, può essere devoluta a uno specifico destinatario semplicemente firmando in uno dei cinque appositi riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione (modello Unico PF, modello 730, oppure sull’apposita scheda allegata al Cud per tutti coloro che sono dispensati dall’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi).

È consentita una sola scelta di destinazione. Oltre alla firma, il contribuente deve indicare il codice fiscale del soggetto cui intende destinare direttamente la quota del 5 per mille. I codici fiscali dei soggetti ammessi al beneficio sono consultabili negli elenchi pubblicati sul sito dell’Agenzia delle entrate.

Per destinare la quota del 5 per mille al Comune di residenza, invece, è sufficiente apporre la firma nell’apposito riquadro. C’è da precisare che la scelta di destinazione del 5 per mille (introdotta una decina di anni fa) e quella dell’8 per mille non sono in alcun modo alternative fra loro e quindi si può firmare per entrambi.

Nel 2013 sono stati quasi 49mila gli enti scelti dai contribuenti italiani: in cima alla graduatoria c’è l’Associazione italiana per la ricerca contro i tumori, seguita da Emergency e Medici senza frontiere. Tante, però, le realtà locali che si candidano a ottenere il 5 per mille a sostegno delle proprie attività o di progetti specifici, sia sul territorio che altrove.

Dal punto di vista del cittadino, il 5 per mille rappresenta una forma di finanziamento delle organizzazioni non profit, delle università e degli istituti di ricerca scientifica e sanitaria che, a differenza delle donazioni, non comporta maggiori oneri di spesa perché la quota è già inclusa nell’Irpef.

Per lo Stato, si tratta di una specifica forma di finanziamento al cosiddetto “terzo settore”. Secondo le ultime stime disponibili, sono circa 17 milioni gli italiani che firmano per il 5 per mille ogni anno destinando, per ogni dichiarazione, un contributo medio di 23 euro.

Erica Asselle

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