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Perché nella sala parrocchiale è stato vietato un documentario?

Approvata la legge sulle unioni civili, è ora di sostenere le famiglie

Gentile direttore, scrivo in merito al festival “Prospettive” appena conclusosi ad Alba. Sabato 14 maggio alle 17 mi sono presentata al cinema Moretta per vedere il documentario Fuori! sul tema omosessualità e diritti, ma l’ho trovato chiuso. La sera ho saputo che qualche giorno prima il parroco aveva ritirato la disponibilità a proiettarlo a causa di proteste da parte di alcuni parrocchiani.
Esprimo la mia delusione e amarezza nei confronti di una scelta che considero scorretta. Frequento questo cinema da tanti anni; nel corso del tempo ne ho ammirato e apprezzato le scelte di grande qualità e indipendenza. Pongo alla parrocchia e alla cittadinanza la questione della censura: ho visto il primo episodio del documentario, l’ho trovato fresco e delicato. Penso si sia persa un’occasione preziosa per riflettere in un ambiente legato alla Chiesa, che più di ogni altro dovrebbe farsi promotore di accoglienza e confronto con le diversità. Ho letto che sono entrate in campo le “sentinelle in piedi”: come cristiana e catechista, dico che di “sentinella” ne abbiamo una, che di certo non se ne stava in piedi a giudicare: camminava con gli ultimi e al fianco di tutti.

Katia Versio
Sulla questione abbiamo chiesto direttamente al parroco un chiarimento. La motivazione che lo ha portato a non far proiettare il documentario non ha, in realtà, a che fare con la censura.
Semplicemente si è reso conto che nel film erano portate avanti idee con un chiaro riferimento ai dibattiti politici in corso. Dato che in quei giorni si stava discutendo in Parlamento per la legge sulle unioni civili, non ha ritenuto opportuno che una sala parrocchiale facesse da cassa di risonanza a un argomento che aveva assunto una chiara connotazione politica. Il tempo per decidere era anche piuttosto ristretto e tante urgenze premevano, come la preparazione dei bambini per la prima Comunione.
Il parroco, comunque, si è consultato con gli organismi di Curia e ha scoperto che fin dai tempi di monsignor Dho esiste una precisa indicazione della Curia stessa che proibisce di concedere le sale parrocchiali per scopi che hanno a che fare con la politica. La Chiesa, tuttavia, ribadisce sempre il parroco, non ha paura di affrontare i temi legati all’omosessualità. Egli stesso, a chi si rammaricava per il diniego, ha risposto dicendosi disponibile ad approfondire l’argomento.

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