A Verduno Paola Agosti mostra l’Anello forte

A Verduno Paola Agosti mostra l’Anello forte

VERDUNO Mostra nel castello dal 2 luglio al 27 agosto
“Il destino era già lì” è l’esposizione di fotografie di Paola Agosti che sarà inaugurata nei giardini del Real castello di Verduno venerdì 1° luglio, alle 17.30. Le circa trenta opere in mostra – scelte tra quelle pubblicate nel libro edito da Arabafenice – ritraggono le donne le cui testimonianze furono raccolte da Nuto Revelli nei libri Il mondo dei vinti e L’anello forte, due straordinari saggi di storia scritti grazie ai racconti di (dura) vita raccolti nelle vallate del Cuneese, nella Langa.

Un mondo di fatica, privazioni, ma anche di tenacia e tradizioni, che all’epoca della pubblicazione delle opere (nel 1977 e nell’85) stava scomparendo, dopo aver pagato il prezzo maggiore per le due guerre del Novecento. Con la sua fotocamera, Paola Agosti dà a esso – alla sua parte più «forte» – un’immagine d’intenso bianco e nero, così come Revelli era riuscito a dargli voce nelle sue pagine.

Se si chiede alla fotografa qual è il destino al quale fa riferimento il titolo della mostra, risponde: «Mi è stato suggerito da una testimone calabrese dell’Anello forte, quando racconta del primo incontro con il promesso sposo».

Una di quelle donne che presero il posto delle piemontesi che dal secondo dopoguerra scelsero la città. Sono le «calabrotte», del quale parla il recente volume di Lou Palanca Ti ho vista che ridevi, presentato da Carlo Petrini. Il fondatore di Slow food sarà presente all’inaugurazione della mostra, insieme a Piercarlo Grimaldi, la storica Antonella Tarpino e Marco Revelli, il figlio di Nuto, che al castello di Verduno trascorse le vacanze estive per decenni.

Se si parla dei «vinti» di ieri, oggi non possono che venire in mente i migranti, i profughi. Paola Agosti fa una riflessione sul termine: «Farei mie le parole di Gaetano Salvemini: “È vinto chi si sente vinto e si dichiara vinto, non chi tiene duro”. Secondo me i vinti di Nuto, le donne dell’Anello forte in modo particolare, tennero duro. E tanto più oggi resistono coloro che attualmente fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalla fame. Ciò che unisce i profughi con, in qualche modo, le calabrotte di un tempo sono in entrambi i casi persone che non accettano di essere schiacciate da un destino determinato. Ciò che li divide è come le donne di allora affrontavano il futuro e ciò, molto peggiore, che aspetta i migranti. Le prime avevano una prospettiva di lavoro, di integrazione, fino a diventare, per usare le parole di Carlo Petrini “le artefici” della Langa».
Al termine dell’inaugurazione della mostra è in programma una cena. Per informazioni: telefono 0172-47.01.25.

Paolo Rastelli

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